GIULIA BONEZZI
Cronaca

Il prof negazionista "Senza odio razziale non ammettere la Shoah non è un reato"

Archiviata la posizione di Pietro Marinelli, docente del Curie-Sraffa . Lo scorso 26 gennaio interruppe uno spettacolo per gli studenti. contestando l’attrice che ricordava i 6 milioni di ebrei uccisi dai nazifascisti.

Il prof negazionista  "Senza odio razziale  non ammettere la Shoah  non è un reato"

Il prof negazionista "Senza odio razziale non ammettere la Shoah non è un reato"

di Giulia Bonezzi

Il negazionismo della Shoah, nel nostro Paese, è un reato solo se si combina all’incitamento all’odio razziale, nel caso di specie contro gli ebrei d’Europa vittime del genocidio organizzato scientificamente dai nazisti (con la collaborazione, nel nostro Paese, dei fascisti italiani e gli strumenti messi a terra dalle leggi razziste, introdotte dalla dittatura di Benito Mussolini dal 1938, cinque anni prima dell’occupazione tedesca). Così hanno interpretato una normativa introdotta in Italia solo nel 2016 – e solo come aggravante aggiunta alla legge Mancino – sia il pubblico ministero che ha chiesto l’archiviazione, sia il gip che l’ha accolta, per Pietro Marinelli, il professore di Diritto dell’Istituto Curie-Sraffa di Milano che lo scorso 26 gennaio, vigilia del Giorno della Memoria, aveva interrotto platealmente lo spettacolo teatrale al quale aveva accompagnato una terza dell’indirizzo tecnico-turistico.

Lo spettacolo, “Herr Doktor”, era su Joseph Goebbels, ministro della Propaganda del Terzo Reich, e la contestazione del docente era scattata quando l’attrice sul palco aveva iniziato a ricordare i numeri, storicamente consolidati con una mole di evidenze, delle vittime del nazionalsocialismo; in particolare sul passaggio relativo ai sei milioni di ebrei ammazzati nei campi di sterminio. "Questa non è la verità - s’era messo a urlare, interrompendola, Marinelli, davanti a un paio di centinaia di studenti, dalla platea dello Spazio Teatro 89 –. È la vostra verità ideologica, dite solo quello che vi fa comodo, ingigantite completamente i numeri. Non è storia ma ideologia. La verità è che i sei milioni di morti li ha avuti la Germania con i bombardamenti".

Una mistificazione anche quest’ultima (nella Seconda guerra mondiale la Germania, terza nazione con più morti dietro Unione Sovietica e Cina, ne ebbe quasi 7,5 milioni, ma ben 5,3 milioni erano soldati di Hitler e tra gli oltre due milioni di civili di nazionalità tedesca vanno inclusi i circa 600 mila uccisi dai nazisti, la metà per motivi politici), ma al termine delle indagini per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa che erano state aperte dal pm Enrico Pavone nei confronti del professore, gli inquirenti hanno accertato che Marinelli non aveva pronunciato pubblicamente parole simili in precedenza - cioè, le testimonianze raccolte tra alcuni rappresentanti di classe maggiorenni, alcuni colleghi e la preside dell’istituto hanno escluso che il docente a scuola, durante le lezioni o nei corridoi, avesse mai preso posizione negando la Shoah e, soprattutto, incitando all’odio razziale nei confronti degli ebrei. Tanto che la performance estemporanea del professore aveva stupito molti di loro.

Così è scattata la richiesta d’archiviazione, accolta dal gip poiché negare la Shoah è una bugia a tutte le latitudini ma in Italia di per sé non è un reato: lo diventa solo quando si associa all’odio razziale, etnico e religioso, e secondo la Procura durante l’interruzione scomposta di quella rappresentazione teatrale ciò non si è verificato.

Al di là del profilo penale, una bugia rimane una bugia e sin dalle prime ore dal Curie-Sraffa era partita la corsa a prendere le distanze dalle parole del docente di Diritto, che era stato sospeso in via cautelare dall’Ufficio scolastico regionale su richiesta di quello di Milano, avviando l’iter per un eventuale provvedimento disciplinare. Intanto suoi colleghi dell’istituto di via Fratelli Zoia si erano dissociati dal suo intervento con una lettera, la preside aveva scritto al teatro per scusarsi con gli attori. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara era stato il più duro di tutti: "Negare l’Olocausto è incompatibile con qualsiasi ruolo pubblico, ancor peggio nei luoghi deputati all’educazione dei giovani". Però, ricordano un gip e la Procura di Milano, di per sé in Italia non è un reato.