NICOLA PALMA
Cronaca

Il poliziotto eroe della Centrale "Così ho rianimato quell’uomo"

L’agente della Polfer ha soccorso un anziano in arresto cardiaco: prima la paura, poi il gran sollievo. Due anni fa il trentaquattrenne aveva salvato un altro passeggero svenuto alla stazione di Lambrate.

di Nicola Palma

"Non pensi a niente, solo a fare il possibile. Il tempo sembra infinito, poi provi sollievo quando vedi che quella persona è tornata a respirare". Sensazioni che l’agente scelto della Polfer Stanislao Arciero aveva già provato qualche anno fa, quando, di stanza alla stazione di Lambrate, aveva soccorso un passeggero che si era accasciato davanti a lui. L’altra sera gli è successo ancora, stavolta in Centrale, dove presta servizio dal 2018. Attorno alle 20 di lunedì, un settantaseienne, italiano di origine indiana, si è sentito male ed è caduto a terra all’improvviso, all’interno dello scalo ferroviario. "Stavo rientrando in ufficio dopo una pausa – spiega il trentaquattrenne – e mi sono accorto di quel capannello di viaggiatori. Mi si è subito avvicinato un addetto della Protezione aziendale di Trenitalia e mi ha detto che un uomo si era sentito male". Stanislao si è chinato sul pensionato, che era a faccia in giù, l’ha girato e si è immediatamente accorto che non respirava e che non aveva battito cardiaco; a quel punto, ha iniziato a massaggiargli energicamente il petto, sperando che si riprendesse. "Mi hanno detto che tutto è durato circa un quarto d’ora, ma a me, nella concitazione del momento, è sembrato che siano passate tre ore", ricorda lui il giorno dopo negli uffici del Compartimento Polfer di via Breda 24, a Greco Pirelli, seduto accanto alla sua dirigente Maria Chiara Bacca.

Cos’ha provato in quei minuti?

"Sono stati minuti interminabili. Ho provato un mix di sentimenti, difficile da spiegare: c’è paura sì, ma anche la volontà di fare di tutto per salvare una vita umana. Non pensi a niente, ti concentri soltanto su quello che stai facendo. A un certo punto, non so di preciso quanti minuti siano passati, mi sono accorto che il signore aveva ripreso a respirare ed era cosciente".

È riuscito a parlarci?

"No, respirava e muoveva gli occhi. Era cosciente, ma non parlava (in ospedale è stato mandato anche un interprete perché il settantaseienne parla indiano, ndr)".

Poi sono arrivati gli addetti di Trenitalia con il defibrillatore e i sanitari del 118, che hanno trasportato l’anziano all’ospedale Fatebenefratelli, dov’è tuttora ricoverato in condizioni stabili.

"Sì, ho chiamato stamattina alle 8 (ieri mattina, ndr) per avere sue notizie e i medici mi hanno detto che si sta riprendendo. Spero di incontrarlo al più presto, non appena si sarà rimesso definitivamente".

Le era già capitata una cosa del genere nel corso della sua carriera da poliziotto?

"Sì, quando lavoravo alla stazione di Lambrate. Stavo camminando all’interno della stazione quando un viaggiatore si era accasciato davanti a me. Anche in quell’occasione, mi ero avvicinato e gli avevo praticato il massaggio cardiaco, con l’operatore del 118 al telefono che mi dava il ritmo giusto da seguire".

Com’era finita quella volta?

"L’uomo si era salvato, anche se poi non ebbi modo di incontrarlo per scambiarci due chiacchiere. Stavolta spero di riuscirci. L’altra sera, quando tutto è finito, ho provato un grande senso di sollievo per il fatto che quella persona aveva finalmente ripreso a respirare ed era tornata cosciente".

A questo punto, sorride la dirigente Bacca, lo “specialista“ Arciero verrà certamente segnalato per il prossimo corso (al momento sono sospesi per l’emergenza coronavirus) di "Blsd", acronimo che sta per Basic life support and defibrillation, vale a dire l’attività di formazione sul primo soccorso con utilizzo di defibrillatore semiautomatico. Attualmente sono una quindicina gli agenti Polfer in servizio in Centrale che hanno conseguito l’attestato, ma l’altra sera non c’è stata la possibilità di utilizzare in tempi brevi lo strumento in dotazione. La richiesta di aiuto, infatti, non è giunta direttamente agli uffici della Polfer, ma è stato l’agente scelto Arciero ad arrivare casualmente per primo e ad avviare immediatamente le manovre di rianimazione. Nel migliore dei modi. Per la seconda volta in pochi anni.