Il Pd: è ora di valorizzare gli infermieri "Anche loro ai vertici di Asst e Irccs"

La proposta della Rozza: istituire un direttore assistenziale che appartenga alle professioni sanitarie. In Lombardia mancano almeno 9.500 operatori, di cui oltre 4.800 per le nuove strutture territoriali

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di Giulia Bonezzi

Una nuova figura dirigenziale da inserire ai vertici delle Aziende socio-sanitarie territoriali (Asst) e degli Irccs pubblici lombardi: un "direttore assistenziale", che può essere un infermiere o un altro laureato magistrale nell’area delle professioni sanitarie. Con un ruolo chiave nella nuova sanità territoriale post-Covid disegnata dal Pnrr, che in Lombardia è l’occasione per rinforzare il piede d’argilla di un’eccellenza soprattutto ospedaliera. È la proposta del Pd al Pirellone, contenuta in un progetto di legge che vuole intervenire sulla legge sanitaria lombarda, modificato a fine 2021 dalla riforma Moratti e appena ritoccata con gli aggiustamenti chiesti dal Governo.

La prima firmataria è la consigliera (e infermiera) Carmela Rozza, che ha presentato il pdl ieri, alla vigilia della Giornata dell’infermiere, insieme al capogruppo Fabio Pizzul. "Vogliamo rimediare alla grave mancanza di chi governa la Lombardia - ha spiegato Pizzul –. Nella riforma sanitaria non si è affatto tenuta in considerazione la necessità di valorizzare la figura degli infermieri e degli altri operatori della sanità e di dare loro un ruolo nella governance". "La Lega e i suoi alleati oggi probabilmente li celebreranno come eroi, ma sono nemici delle professioni sanitarie – attacca Rozza –: hanno bocciato diverse nostre proposte per valorizzarle", come la possibilità, "già attuata in Emilia Romagna e in Liguria", di far dirigere ai professionisti Case e (agli infermieri) Ospedali di comunità. "Dimenticare gli infermieri, che sono centrali nel potenziamento della sanità territoriale, è un errore gravissimo", rimarca la consigliera. I dem snocciolano le stime dell’Ordine delle professioni infermieristiche, secondo il quale mancherebbero in Lombardia 9.500 infermieri senza contare i pensionamenti dal 2021 in poi, di cui 3.500 solo nelle Rsa e 4.807 sul territorio, in base ai calcoli della Sidmi (Società italiana per il management delle professioni infermieristiche): 2.180 nelle nuove Case di comunità che saranno 218 in Lombardia, 781 nei 71 Ospedali di comunità previsti e 564 nelle 101 Cot (Centrali operative territoriali), limitandosi alle novità introdotte dal Pnrr via riforma Moratti; altri cento nelle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) che hanno debuttato durante la pandemia, 1.200 per i cento hospice. Il problema è (anche) che gli infermieri non si trovano, chiariscono i consiglieri del Pd mostrando la classifica dei corsi di laurea nelle università lombarde, guidata dai fisioterapisti con un rapporto di 10,74 tra domande presentate e posti disponibili: se l’infermiere pediatrico si piazza al quarto, con 4,4, l’infermiere tout court è terzultimo con un rapporto di 1,44, non lontano da terapisti occupazionali ed educatori professionali che occupano i bassifondi.

Secondo i dem, "succede perché non c’è alcun riconoscimento dell’autonomia della professione e nessuna possibilità di carriera". Il pdl prevede quindi l’istituzione della figura del direttore assistenziale, "che operi alla pari col direttore sanitario nell’organizzazione delle strutture" e sia nominato dal direttore generale attingendo a elenchi regionali degli idonei come gli altri componenti della direzione strategica delle Asst (direttore sanitario, sociosanitario e amministrativo). Il Pd quantifica una spesa di 1,3 milioni di euro all’anno per dotare di direttore assistenziale le 27 Asst e i quattro Irccs di diritto pubblico della Lombardia.

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