Noemi
Morrone*
Entrando in sala professori si respirava un’aria strana ieri mattina.
Sospesa la moderata leggerezza con cui i docenti lasciano la scuola il venerdì, pronti a godersi la fine della settimana lavorativa, tutto era immerso in una bolla di sapone nell’attesa del nuovo Dpcm e di conoscere quello che sarebbe stato il nostro destino.
Noi insegnanti delle classi seconde e terze medie viviamo un po’ così, in attesa di un colore che condizionerà il lavoro e soprattutto la vita delle studentesse e degli studenti. Non è una vita facile, soprattutto per i nostri alunni, sentirsi sempre costantemente in attesa di una chiusura che può accadere da un giorno all’altro, nella mia classe usiamo ormai i Dpcm come testo per esercitarci nella sintassi della frase semplice! Cerchiamo di sdrammatizzare e di normalizzare qualcosa che appare talmente alieno da non sembrare ancora vero a molte più persone di quanto ci si aspetterebbe.
Mentre stavo riponendo i libri nel cassetto mi ha raggiunto la collega di matematica.
"Noemi, io li porto a casa i libri, non si sa mai. Metti che dobbiamo fare didattica a distanza, almeno li ho con me…".
La scuola si adatta sempre, ama essere scuola, resiste a conflitti armati, colpi di stato e pandemie, resiste persino alla felicissima girandola colorata che sono le regioni in questi mesi…
"Bella l’idea di utilizzare i colori delle regioni per ripassare la geografia nazionale"...
Il vizio splendido e terribile di trasformare in apprendimento anche la pandemia si impossessa nuovamente di me. Dal pianeta utopia è tutto, ripasso la linea alla Terra.
*Docente della scuolasecondaria di primo grado G. Puecher
del comprensivo RinnovataPizzigoni