ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Il monito di ViviSarpi: "Controlli sui grossisti"

Tragedia a Milano: tre giovani cinesi muoiono in un emporio. Presidente associazione chiede controlli più rigorosi per il commercio all'ingrosso in tutta la città.

Il monito di ViviSarpi: "Controlli sui grossisti"

Tragedia a Milano: tre giovani cinesi muoiono in un emporio. Presidente associazione chiede controlli più rigorosi per il commercio all'ingrosso in tutta la città.

"Controlli più sistematici per il commercio all’ingrosso". A chiederli è Pier Franco Lionetto, presidente dell’associazione Vivisarpi, dopo la tragedia in cui hanno perso la vita tre giovani cinesi (Dong Yindan, 17 anni, Liu Yindjie, 18, e il 24enne Pan An) in un emporio in via Ermenegildo Cantoni, vicino alla stazione Certosa, che pare fungesse anche da abitazione. Lionetto è stato testimone della trasformazione di via Paolo Sarpi, l’arteria principale della Chinatown milanese, negli ultimi 30 anni. "Io mi sono trasferito in via Bramante nel 1996; poco tempo dopo spuntarono ovunque in zona attività all’ingrosso – racconta Lionetto, 81 anni –. Seguirono caos e disordine, traffico continuo, carico-scarico merci, carrellini sui marciapiedi, grossisti aperti anche nel weekend... Gli esercizi di vicinato italiano furono i primi a sparire". Il comitato Vivisarpi nato nel 1999 fece proposte ma anche proteste:"Il problema non era con la comunità cinese in sé ma le dimensioni dell’ingrosso: parliamo di 300 esercizi, incompatibili con la vita di un quartiere", precisa il numero uno dell’associazione.

La vera svolta non arrivò con la Ztl nel 2008 ma scattò solo quando via Sarpi diventò isola pedonale. Era il 2011. Dopo qualche anno la strada ha cambiato pelle, diventando nel post Expo uno dei distretti più vivaci del food. Non tutti i problemi sono stati risolti ("a partire dalla questione dei rifiuti e del decoro", ricorda Lionetto) ma "la situazione è globalmente migliorata. Dopo l’isola pedonale sono rimaste piccole attività all’ingrosso nelle traverse di via Paolo Sarpi, ma la maggior parte dei grossisti ha traslocato nell’hinterland o nella periferia di Milano".

Lo showroom di interni in cui hanno perso la vita i tre giovani cinesi si trova infatti in zona Certosa. La dinamica dell’incendio è ancora da chiarire, e da confermare l’ipotesi dolosa, ma, riflette il numero uno di Vivisarpi, "questa tragedia dovrebbe far scattare maggiori controlli fra le attività all’ingrosso in tutta la città. Ai tempi più volte sottolineammo il pericolo di roghi a causa di materiale altamente infiammabile accatastato al piano terra nei magazzini, a rischio anche di chi abita ai piani superiori. All’epoca scoppiò più di un incendio nel quartiere, anche se sempre di dimensioni contenute".

L’esigenza del rispetto delle regole vale anche per la questione abitativa: al piano terra dell’emporio andato in fumo sono stati trovati tre letti, è presumibile che le vittime dormissero all’interno. "Una questione non nuova purtroppo, che denunciammo a suo tempo" aggiunge il presidente del comitato. Da indiscrezioni pare che il titolare dell’emporio Wang avrebbe subito una richiesta di soldi nelle ore precedenti all’incendio. "Diversi anni fa girava voce che ci fosse una banda di giovani cinesi dipendenti dallo shaboo che minacciasse commercianti connazionali. Impossibile dire se c’è un collegamento col rogo di via Cantoni".