
La zona del polmone verde in cui è venuto a galla il cadavere
Milano, 18 luglio 2023 – Galleggiava sull’acqua con il volto all’ingiù. Una maglietta chiara addosso, dei pantaloni scuri. Il cadavere di un uomo è stato ripescato ieri mattina nella cava Ongari al parco delle Cave, polmone della periferia ovest della città. Ed è giallo sull’identità dell’uomo deceduto, dall’età apparente di 60 anni, senza documenti addosso. Impossibile rilevare le impronte digitali così come individuare i lineamenti del volto per le condizioni pessime della salma, che stando a una prima analisi è rimasta in acqua per almeno 15 giorni e non ha addosso segni visibili di violenza. Al lavoro per fare luce sul mistero ci sono i carabinieri del Nucleo operativo di Porta Magenta.
La segnalazione è scattata poco prima delle 11.30 di ieri quando un’operaia di passaggio ha notato qualcosa in acqua osservando il laghetto dalla vicina via Caldera e ha chiesto subito aiuto alle forze dell’ordine. I carabinieri e i vigili del fuoco sono riusciti a riportare il corpo in superficie soltanto verso le 14. I medici del 118, intervenuti con un’ambulanza e un’automedica, non hanno potuto far altro che certificarne il decesso. Le indagini sono in corso: informazioni preziose potranno arrivare dall’analisi dei filmati delle telecamere che si trovano all’interno del parco. Decisiva sulle cause della morte sarà l’autopsia che verrà svolta nei prossimi giorni; anche l’eventuale presenza di tatuaggi o cicatrici sulla pelle potrà essere utile a identificare la salma, comparandone le caratteristiche con quelle di persone scomparse.
Da capire anche se l’uomo si sia gettato volontariamente in acqua con l’intento di annegare o se si sia trattato di un incidente. Ma allunga la lista di persone morte o che hanno rischiato di perdere la vita nei laghetti del parco, che ogni estate vengono utilizzati impropriamente come piscine nonostante i divieti di balneazione.
Il 6 giugno dello scorso anno era stato recuperato dai vigili del fuoco il corpo di Salem Mohamed Mahmoud Saeed, egiziano di 27 anni, annegato nell’ex Cava Cabassi. Il giovane era in compagnia di due connazionali, si era tuffato e aveva cominciato ad annaspare. Sono stati inutili i tentativi degli altri due di soccorrerlo. Uno in particolare, di 30 anni, ha provato ad aiutarlo fino all’ultimo istante per poi desistere, per evitare di annegare a sua volta. La salma è stata recuperata solo il giorno dopo. Grave, poi, un diciottenne italiano finito in Neurorianimazione dopo essersi tuffato nella stessa cava il 23 luglio dello scorso anno. Ha riportato un grave trauma. Era arrivato al parco di notte, insieme alla la fidanzata e ad altri due coetanei: con loro avevano una bottiglia di vodka, poi ritrovata semivuota. Il diciottenne si era buttato in acqua senza vedere bene in che punto si stesse tuffando. Poi era rimasto immobile, dopo un ingresso scoordinato. La ragazza e gli amici lo avevano riportato a riva, allertando i soccorsi.
I quattro bacini artificiali dell’area verde tra Baggio e Quinto Romano "sono presi d’assalto da chi, in estate, cerca refrigerio – spiega Silvio Anderloni, direttore del centro Forestazione urbana di Italia Nostra, attivo nel parco – ma questi specchi d’acqua sono pericolosissimi: l’acqua di falda ha una temperatura di 13 gradi, che in superficie supera i 25. E le masse d’acqua si muovono, generando bruschi cambiamenti di temperatura. Questo spiazza il corpo umano. Se poi ci si tuffa dopo aver bevuto alcol o comunque in stato di alterazione, la situazione peggiora. Non fate il bagno nei laghetti: può essere fatale".