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Il mio nome è Lilith...e sono cattivona. Rita Frongia e il monologo visionario

Al Pim Off di via Selvanesco una “prima“ da non perdere firmata Morganti

Il mio nome è Lilith...e sono cattivona. Rita Frongia e il monologo visionario

"Il mio nome è Lilith. Lilith nella mia lingua vuol dire notte e tempesta. In verità, sono una diavola che mente sempre. Tanto di quel che dico e faccio è male. Ho un sospetto: sono cattiva, anzi, cattivona". O forse solo libera, chissà. Ma per il momento preferisce presentarsi nelle sue vesti di demone questo mito antico che trova le proprie origini nelle culture mesopotamiche, per poi divenire centrale nei lontani culti della religione ebraica. È lei infatti la prima moglie di Adamo, che rivendica pari diritti rispetto al marito, visto che come lui è stata creata da Dio nella polvere. Ma le cose vanno diversamente. Deve fuggire. E non la prende benissimo. Insomma: figura complessa, dai rimandi ramificati. Che nell’Ottocento inizia a simboleggiare la libertà delle donne. Come racconta Rita Frongia nel suo "Lilith", monologo visionario, profondamente politico, oggi e domani al Pim Off di via Selvanesco. Una prima regionale. Preziosa. Visto che non capita così di frequente a Milano di entrare in dialogo con la scrittura di Frongia, protagonista di una ricerca molto personale, con al centro la parola.

Un teatro cresciuto spesso in collaborazione con il regista Claudio Morganti. Ma qui è lei a firmare l’intero progetto. Affidato in scena ad Angela Antonini. Protagonista di un lavoro stratificato. Che risuona in tutta la sua dichiarata urgenza nel momento in cui si sviluppa intorno a una semplice, spigolosissima domanda: perché devo sottomettermi?

Diego Vincenti