Il litigio per il cellulare e le coltellate Preso l’aggressore di viale Ungheria

Raid di Halloween, ventiduenne arrestato per tentato omicidio: ha accoltellato per quattro volte un minorenne

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di Nicola Palma e Marianna Vazzana

Il ragazzo che si avvicina minaccioso, convinto di aver scoperto i ladri del suo cellulare. La lama che spunta all’improvviso e, quasi senza che lui se ne accorga, lo colpisce a ripetizione, restando conficcata nell’avambraccio sinistro. Le indagini della polizia e l’arresto del presunto responsabile, il ventiduenne bergamasco Federico De Felice, accusato di tentato omicidio. In sintesi, la cronaca di quanto accaduto la notte di Halloween del 2021 in viale Ungheria e l’esito dell’inchiesta portata avanti dagli agenti dell’Investigativa del commissariato Mecenate, coordinati dal dirigente Angelo De Simone. L’indagine scatta alle 5 del primo novembre scorso, quando i poliziotti di via Quintiliano arrivano alla fermata dell’autobus N27 per l’aggressione subìta dal diciassettenne Stefano (nome di fantasia): ha quattro squarci provocati da un coltello a serramanico; se la cava, anche se riporterà danni permanenti alla mobilità della mano sinistra.

I primi a essere ascoltati dalle forze dell’ordine sono due ragazzi, che riferiscono di essere stati ingiustamente accusati dal minorenne del furto del suo smartphone e che a un tratto un quarto giovane (a loro sconosciuto) avrebbe ferito Stefano, per poi scappare in direzione di un parchetto. La vittima, sentita in ospedale l’indomani, racconta un’altra storia: afferma che in realtà i due che lo hanno soccorso, l’aggressore e un’altra persona sono saliti tutti insieme sul bus. Una versione confermata dalle immagini registrate dalla telecamera interna del mezzo pubblico, che svelano pure il mistero del cellulare: a rubarlo a Stefano, che si era addormentato nel tragitto verso casa, è stato un quinto ragazzo, sparito nel nulla.

"Aprendo gli occhi – metterà a verbale il diciassettenne – mi sono accorto di non avere il cellulare tra le mani e ho visto quattro ragazzi che erano seduti poco dietro di me che mi fissavano e ridevano". Quindi, "insospettito dal loro comportamento, che mi ha fatto presupporre potessero essere gli autori del furto del mio cellulare, ho deciso di seguirli". Alla fermata, il gruppo si divide: in tre proseguono in direzione Ponte Lambro (erano lì per acquistare cocaina nel palazzo abbandonato di via Ucelli di Nemi), il quarto si allontana verso il parchetto. "Ho deciso quindi di seguire i tre ragazzi che stavano camminando sulla strada verso l’incrocio – prosegue Stefano, secondo quanto riportato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Angela Laura Minerva – e raggiungendoli dopo pochi metri ho detto loro di ridarmi il telefono, altrimenti sarebbe finita male. I ragazzi hanno negato di avermi rubato il telefono e hanno cercato di allontanarsi, ma io ho continuato a seguirli fino a quando mi sono sentito colpire alla schiena, più o meno all’altezza dei reni, poi al braccio destro e a quello sinistro. Non ho sentito dolore, ma prima di vedere il coltello che avevo infilato nel braccio sinistro mi sono accorto che perdevo tanto sangue e quindi già dal primo colpo ho pensato che fossi stato accoltellato". Alla luce del racconto di Stefano, i due ragazzi vengono risentiti dagli investigatori per chiarire alcune incongruenze.

E a quel punto viene fuori che in realtà hanno conosciuto De Felice quella sera in un locale di corso XXII Marzo e che si sono sentiti più volte al cellulare per andare insieme a Ponte Lambro a comprare droga. Di più: nei giorni successivi, il ventiduenne di Martinengo, già denunciato dalla madre per maltrattamenti e violenza privata, ha pure contattato via Instagram uno dei due per chiedergli cosa avesse detto alla polizia e per assicurarsi che tenesse la bocca chiusa ("A posto, avanti così, vi prego...").

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