Il grido dei più piccoli: vogliamo la pace

Pioltello, la manifestazione delle scuole mentre al Longobardi arrivano tre rifugiati ucraini. "Carico di dolore intollerabile"

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di Monica Autunno

Il grido "pace" risuona forte sul piazzale del Municipio, alle 5 del pomeriggio, dalle voci argentine di centinaia di bambini e ragazzi. Sventolano bandierine, mostrano striscioni, si mettono in fila tra la folla per salire sul palco per un canto, una poesia, una filastrocca, una lettura, una riflessione, un messaggio. E così "Pioltello per la pace", il grande ritrovo organizzato dalla città di Pioltello con gli istituti Mattei-Di Vittorio, Iqbal Masih e Machiavelli, trova i colori e l’entusiasmo di una festa. Un momento di gioia con il pensiero a chi soffre. "Il dolore e la fatica non sono un gioco - così la sindaca Ivonne Cosciotti dal palco - lo sapete bene anche voi. Gridiamolo forte, quello che avete scritto: non fronti, ma orizzonti". Sul palco in due ore canzoni e poesie dei piccoli, mentre i ragazzi più grandi leggono testi e suonano canzoni alla chitarra. La parola "pace" viene ripetuta, in tutte le lingue del mondo. In apertura i saluti dei presidi, Salvatore Longobardi per il Mattei-Di Vittorio e Alessandro Fanfoni per l’Iqbal Masih, ma anche della vicepreside del Machiavelli, Daniela Risina. Due gli istituti comprensivi in città, sedici plessi scolastici dove la percentuale di bambini stranieri è elevatissima. "Oggi - così il preside Fanfoni - abbiamo una guerra dietro casa. Ma da anni nelle nostre aule ci sono bambini che arrivano da paesi lontani, anche loro in guerra". Alla Mattei di Vittorio è già in corso l’inserimento di tre piccoli ucraini "due fratellini di 4 e 10 anni, arrivati con la mamma - così il preside Longobardi - e lunedì toccherà ad un terzo. Uno dei bambini oggi non era a scuola: ha ricevuto dall’Ucraina la notizia della morte del suo cagnolino in un’esplosione. Per lui un colpo intollerabile". Dal palco il messaggio del quattordicenne Alexandrs, Alex, studente di terza media alla Mattei-Di Vittorio, a Pioltello da quando aveva quattro anni, ma, come la mamma, originario della Lettonia russofona. In Russia ha la nonna, in Ucraina una zia. "Il popolo non vuole la guerra, la guerra la vogliono i potenti. Russi e ucraini sono fratelli". Su di lui lo sguardo d’orgoglio di papà Danilo e degli insegnanti: "Alex si è già proposto come tutor e traduttore per chi arriverà dalle zone di guerra".

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