
MILANO
Un comparto da oltre 74 miliardi di euro, che occupa più di 340mila addetti e vale da solo il 13% del Pil regionale. Sono i numeri del Life Science, il settore economico legato alla sanità che abbraccia la ricerca, lo sviluppo e la produzione di beni e servizi legati alla salute.
Le prospettive e le criticità del comparto e il suo rapporto con il sistema sanitario regionale e nazionale sono state discusse ieri a Palazzo Lombardia durante il “Milano Life Sciences Forum” organizzato da Assolombarda e Cluster lombardo Scienze della Vita, che ha riunito operatori privati e istituzioni pubbliche. Aiutate nell’analisi dal rapporto su “Sostenibilità e resilienza del sistema sanitario lombardo” realizzato dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, con la supervisione di Americo Cicchetti, Direttore generale della Programmazione del ministero della Sanità.
Il Forum è stato innanzitutto l’occasione per sottolineare la vitalità di un settore economico strategico. "Un settore che ormai - ha detto Gianfelice Rocca, special advisor Life Sciences di Confindustria - vale più di quello dell’automotive". Stando ai dati la Life Science è infatti una delle poche armi economiche che l’Italia e l’Europa hanno contro lo strapotere di Usa e Cina. Per cogliere appieno le potenzialità del comparto serve però una nuova visione della sanità, che superi il rapporto pubblico-privato fondato sulla competizione e lo trasformi in vera collaborazione. "Perché – ha proseguito Rocca – il privato è in realtà un “diversamente pubblico“".
E la Lombardia in questo senso – ha spiegato Sergio Dompè, vicepresidente di Assolombarda con delega alle Life Sciences - "è un esempio per tutto il Paese. Il Sistema Sociosanitario Lombardo funziona anche grazie alla sinergia pubblico-privato, confermata dal nuovo Patto per le Scienze della Vita siglato con Regione Lombardia. Investire in salute, a partire dalla ricerca, garantisce salute, produttività e benessere, grazie all’identificazione di approcci innovativi e nuovi modelli di cura, sempre più precisi e personalizzati".
Che la collaborazione pubblico-privato sia il fulcro attuale e quello futuro del sistema sanitario regionale lo ha confermato anche l’assessore Guido Bertolaso: "Il focus sono le esigenze dei cittadini, io non faccio distinzione tra pubblico e privato. Insieme dobbiamo disegnare la Sanità del futuro che punti a cure domiciliari e telemedicina".
Un dialogo, quello tra istituzioni e privati che – ha avvertito Alessandro Spada, presidente di Assolombarda – rischia di venire compromesso dall’Unione europea: "È fondamentale far passare, a livello europeo – ha detto il numero uno di Assolombarda – il principio per cui gli investimenti nella sanità, settore strategico, non siano sottoposti al Patto di Stabilità. In caso contrario, significa limitare la capacità della filiera".
Luca Tavecchio
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