ANNA GIORGI
Cronaca

Il dolore di una madre coraggiosa: "Ancora ascolto audio di mia figlia. E la nostra Immensamente Giulia"

Loredana Femiano in aula anche nell’ultimo atto del processo all’assassino di sua figlia "Non provo odio perché è un sentimento inutile e nemmeno di vendetta. Oggi siamo pronti a ripartire".

Il dolore di una madre coraggiosa: "Ancora ascolto audio di mia figlia. E la nostra Immensamente Giulia"

Loredana Femiano in aula anche nell’ultimo atto del processo all’assassino di sua figlia "Non provo odio perché è un sentimento inutile e nemmeno di vendetta. Oggi siamo pronti a ripartire".

Giulia, il suo viso, il suo sorriso, i suoi vocali e la canzone che lei e la sua mamma cantavano insieme: "Immensamente Giulia", delle Vibrazioni. Loredana Femiano ieri, a margine del processo che si è concluso con la sentenza di ergastolo, ha voluto parlare solo di sua figlia "Non voglio parlare dell’assassino (Alessandro Impagnatiello), voglio parlare di mia figlia, di quello che ha insegnato a tutti, dell’amore che ha lasciato, voglio dire a tutti che sono fierissima di lei. Ho diecimila ricordi e quando ho voglia di sentirla ancora, ascolto il suo ultimo audio, quello in cui mi raccontava del passeggino e delle tutine che aveva comperato. Si raccomandava che le portassi il paracolpi per la culla che le avevano comprato i fratelli". Il fratello Mario ha avuto una figlia alla quale ha dato il nome Giulia.

E ancora: "Provo tanto amore per questa bambina. Noi andiamo avanti, ora siamo pronti".

E a chi, a margine della sentenza, mentre i carabinieri la scortano fuori dall’aula, le parla di vendetta risponde: "Non abbiamo mai parlato di vendetta, non esiste vendetta. Abbiamo perso una figlia, un nipote, abbiamo perso la nostra vita. Io non sono più una mamma, non sono più una moglie, i nostri figli saranno segnati a vita da questo dolore. Quello che abbiamo perso - ha aggiunto il padre Franco - non lo riavremo mai".

Scarpine azzurre da neonato, spille con la foto di Giulia e fiocchi rossi. Alla sentenza del processo a carico di Alessandro Impagnatiello, nella maxi aula del palazzo di Giustizia hanno voluto esserci, uno a fianco all’altro, tutti i familiari di Giulia Tramontano e con quegli oggetti hanno voluto far sentire la presenza di lei e del piccolo Thiago. Mentre l’assassino sedeva proprio davanti a loro, vicino ai suoi legali. Alla lettura del dispositivo i genitori, il fratello e la sorella, sono scoppiati in lacrime e si sono abbracciati.

Un verdetto definito semplicemente "giusto" dalla sorella Chiara, che, insieme agli altri parenti, aveva sempre auspicato questa conclusione. "Ma quello che per voi significa giustizia è stata fatta - ha detto Chiara - non è nel nostro cuore. Una famiglia non dovrebbe lottare per avere questo, non si dovrebbe arrivare in tribunale con la paura che la giustizia non venga fatta. Oggi - ha aggiunto - è stato letto il dispositivo e c’è stato un verdetto che è giusto in termini di legge.

Ma per una famiglia che ha perso una figlia, niente di quello che in quest’aula è stato discusso è giusto". Chiara ha sottolineato, poi, che oggi "nessuna donna ha vinto", perché "noi donne potremo vincere solo quando cammineremo per le strade di questo Paese e ci sentiremo sicure o quando ci sentiremo soddisfatte della nostra vita, di quello che possiamo raggiungere e di quella che è la nostra posizione". E ancora: "Giulia è una mamma uccisa dal suo compagno, ma per noi è anche un esempio di coraggio e determinazione che magari stimolerà le donne che vivono in circostanze di vessazione e paura ad andarsene via prima. Se da questo potrà nascere qualcosa per aiutare le altre donne noi abbiamo fatto e faremo il possibile".

mail: anna.giorgi@ilgiorno.it