REDAZIONE MILANO

Il dolore di tutto il quartiere: "Una famiglia meravigliosa. Stima reciproca da 25 anni"

La testimonianza di Liliana Tosti, la custode storica di via Fra Galgario 8 ora in pensione. Fiori e pellegrinaggi ai piedi del palazzo bruciato. "L’aria era irrespirabile anche a distanza".

Il dolore di tutto il quartiere: "Una famiglia meravigliosa. Stima reciproca da 25 anni"

di Marianna Vazzana

"Mi viene da piangere, ho una tristezza che non mi passa in nessun modo. La famiglia Tollardo era meravigliosa, non riesco a smettere di pensare a questa tragedia". Liliana Tosti, 67 anni, è stata per 25 anni la custode di via Fra Galgario 8, il condominio dell’Immobiliare Sanitaria Ceschina che venerdì sera è diventato una trappola mortale per Silvano Tollardo, di 66 anni, la moglie Carolina De Luca, di 63, e il loro figlio Antonio, di 34: il fumo dell’incendio divampato nell’officina al piano terra non ha dato loro scampo. Sono stati ritrovati riversi a terra, nel corridoio, con i volti neri di fuliggine. Verosimilmente sono stati colti di sorpresa dal fumo e non è escluso che il 34enne abbia cercato di aiutare i genitori, compromettendo irrimediabilmente la possibilità di salvarsi la vita. I tre potrebbero anche aver pensato fosse più sicuro restare in casa, rimanendo soffocati dalle esalazioni tossiche. Abitavano lì da almeno 30 anni, stando a chi li conosceva. "Mi volevano bene. E io ricambiavo l’affetto", continua la ex custode, che dopo essere andata in pensione è tornata a Jesi, in provincia di Ancona, il suo paese d’origine.

"È stata dura – racconta – lasciare Milano dopo 52 anni di vita in questa metropoli. Con i Tollardo eravamo rimasti in contatto, in particolare con Antonio, che mi scriveva spesso: “Come va, state bene?“. Si interessava a me e a mio marito, nonostante ormai vivessimo lontani. Io e Silvano eravamo coetanei, lui era più giovane di me di qualche mese: gli avrei fatto gli auguri ad agosto, quando avrebbe compiuto i 67 anni". Il lutto ha preso il posto della festa. Davanti al portone, ieri mattina un uomo ha adagiato dei fiori gialli. Senza fine il pellegrinaggio di residenti e curiosi ai piedi del palazzo, dove ieri erano ancora in corso i rilievi dei vigili del fuoco. "Conoscevo le tre vittime, avevo salutato il figlio proprio alle 18", ha raccontato Nunzia, del civico 6, tra le persone evacuate durante il rogo.

"Io ero per strada – continua Nina, residente in zona – e sono dovuta tornare indietro, allontanandomi da via Fra Galgario perché non si riusciva a respirare. Quell’odore di bruciato si attaccava alla gola, non me lo posso dimenticare". Antonio è tra gli inquilini dei condòmini attigui che si sono dovuti allontanare: "Siamo rientrati in casa poco prima delle 23, ancora agitati. Incredibile come tutto sia successo velocemente. Io mi ero appisolato quando ho sentito le urla e mi sono fiondato in strada". Rita, che vive accanto al palazzo bruciato, dice di non essersi resa conto di nulla in un primo momento. "Mi sono affacciata e dall’alto ho visto un ragazzo straniero, forse sudamericano, il quale ha scavalcato un muretto del cortile (che è lo stesso per più palazzi) e poi, a calci, ha cercato di aprire il portoncino della scala dove era in corso l’incendio. Poi non ho visto più nulla. C’era solo fumo".