Il dolore dentro Chinatown: "Tutto distrutto in un soffio"

Il conforto per la madre dei due fratelli morti. "Le è crollato il mondo addosso, non la lasciamo sola". Cordoglio anche per il designer, che sui social scriveva: "Sono entusiasta di condividere le mie idee".

Il dolore dentro Chinatown: "Tutto distrutto in un soffio"

Il conforto per la madre dei due fratelli morti. "Le è crollato il mondo addosso, non la lasciamo sola". Cordoglio anche per il designer, che sui social scriveva: "Sono entusiasta di condividere le mie idee".

di Marianna Vazzana

MILANO

"È tutto distrutto". Poche parole in strada, davanti a un portone a due passi da via Paolo Sarpi nella Chinatown milanese. A pronunciarle è una ragazza cinese che insieme a un’altra donna entra nel palazzo a portare il pranzo e tutto il conforto possibile a una mamma che ha perso i suoi figli. "Le è crollato il mondo addosso". Parenti e amici non la lasciano sola da quando le fiamme venerdì notte hanno devastato lo showroom di famiglia di via Ermenegildo Cantoni 3, vicino alla stazione di Milano Certosa, strappandole via i figli, morti asfissiati: Dong Yindan, la primogenita diciottenne, e Liu Yindjie, ragazzo che avrebbe compiuto 18 anni il 25 ottobre. Terza vittima: Pan An, designer di 24 anni che collaborava con l’azienda e che pure si trovava nella struttura quando è diventata una trappola incandescente. Mortale. Fratello e sorella erano nati ad Arzignano, in provincia di Vicenza, e si dividevano tra Milano e la Cina (nella zona di Wencheng). "Sono cresciuti in Cina, affidati a parenti, mentre i genitori (il papà non c’è più da alcuni anni) erano impegnati con il lavoro in Italia", spiega l’amica di famiglia. Da una manciata di giorni i due giovani erano a Milano, "avrebbero voluto studiare qui. La madre stava cercando una sistemazione alloggiativa". E lo showroom, di proprietà di un cugino, a quanto pare era un punto di appoggio momentaneo per il pernottamento dei ragazzi. Una struttura per l’esposizione di mobili ed elementi d’arredo gestita dalla famiglia di piccoli imprenditori, a Milano da una ventina d’anni, con interessi pure nella ristorazione, e che con il tempo erano riusciti a diventare fornitori di mobili anche per bar e locali.

Ora "la tragedia ci lascia senza parole", continua la conoscente, aggiungendo che "la madre dei due ragazzi è sconvolta, ha perso tutto in una notte". Le due donne si allontanano oltre il portone, verso le scale, e dopo pochi minuti arriva un’altra ragazza diretta allo stesso appartamento, che non se la sente di parlare.

Nessuno, davanti a quel portone e neppure nei negozi del quartiere, fa riferimento alle cause dell’incendio. "La famiglia vive qui. Quei due ragazzi, però, non li ho mai visti", dice il titolare di un’attività all’ingrosso. E Pan An? Originario di Suzhou, ad ovest di Shanghai, sui suoi profili social si presenta come un interior designer e set designer "con sede a Milano", con alle spalle esperienze di studio internazionali. Alla base della sua arte, "la riscoperta di materiali essenziali: corda e filo", di cui si definisce "poeta". Al centro, quindi, "il potere dei materiali semplici e l’abilità di trasformare gli spazi. Sono entusiasta di continuare a esplorare queste vie e di condividere le mie idee con il mondo", scriveva nella sua presentazione. Sui social anche le foto delle vacanze, di musei, di opere d’arte. Il giovane stava percorrendo il cammino che aveva scelto, prima che la sua vita venisse spezzata.

E la tragedia di via Cantoni è il secondo grave lutto che sconvolge la comunità cinese in poco più di un mese: giovedì 1° agosto avevano perso la vita Jingcong Shu e Alfen Xu, marito e moglie di 58 e 59 anni, schiantatisi contro la vetrina di un negozio in via Aleardi mentre erano a bordo della loro Porsche Cayenne. A meno di 60 metri dalla loro attività commerciale: la “Rosticceria Bolin“, inaugurata una ventina d’anni fa e apprezzatissima dai loro conterranei, originari di Wenzhou, all’angolo tra le vie Giordano Bruno e Rosmini.