
di Marianna Vazzana
MILANO
Via al "procedimento di dichiarazione dell’interesse culturale dell’immobile". Le parole messe nero su bianco dalla soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Milano Emanuela Carpani possono cambiare il destino, che pareva segnato, di Villa Pogliani, edificio privato con giardino risalente al 1938 in via Prestinari 11 angolo Imbriani alla Bovisa. Un luogo della vecchia Milano che rischia di scomparire per fare posto a un supermercato. Questo è il progetto che si è affacciato nei mesi scorsi, osteggiato da un gruppo di cittadini con in prima linea il comitato BovisAttiva che chiedono di tutelare il sito. "I molti alberi ci difendono dall’inquinamento. In zona abbiamo giù supermercati a sufficienza ed è importante evitare altro traffico". E, anche se il luogo non è vincolato dalla Soprintendenza, "con una delibera di giunta di giugno 2022 – spiegava su queste pagine nei mesi scorsi Mario Esposito, vicepresidente del Municipio 9 – abbiamo chiesto alla Soprintendenza un parere. Siamo in attesa". Ora, il documento inviato alla proprietà e per conoscenza al Comune di Milano, al Municipio 9 e al Segretariato regionale per la Lombardia, annuncia formalmente l’avvio del procedimento di dichiarazione dell’interesse culturale dell’immobile, "che si ritiene avere i requisiti di interesse culturale". Quindi meritevole di valutazione. Un iter che si concluderà in 120 giorni. Significa che entro l’anno si saprà se la villa e il suo giardino saranno salvi oppure se si potrà procedere con la realizzazione del supermercato. I lavori in programma restano quindi “congelati“. "Nessuno, al momento, può toccare anche solo un filo d’erba", commenta Esposito. Nulla è ancora stato stabilito "ma adesso sappiamo per certo che entro l’anno avremo una risposta. E siamo soddisfatti perché la Soprintendenza ha preso in esame la nostra richiesta, ritenendo avesse un fondamento. L’avvio di questo procedimento – aggiunge il vicepresidente di Municipio – segna l’avvio della fase conclusiva".
Nella relazione storico-artistica allegata, si legge che "l’edificio principale è un esempio di villa urbana, elemento eccezionale nell’ambito di questa tipologia, progettata nel 1938 dall’architetto Arnaldo Di Lenna e costruita dall’impresa del geometra Umberto Canevari per l’imprenditore Giovanni Antonio Pogliani, destinata a casa padronale e a uffici di rappresentanza della ditta" per la fabbricazione di spazzole e pennelli. E c’è "un grande giardino, ancora oggi in eccellenti condizioni, con piante d’alto fusto probabilmente coeve alla costruzione". Entrambi "sono un raffinato e audace esempio di architettura in bilico tra gli etimi dell’avanguardia Razionalista e la ripresa della classicità del Novecento, mentre sembrano già anticipare quel gusto tutto milanese di riforma dell’immaginario architettonico che prenderà avvio solo nel dopoguerra. L’edificio riveste oggi un interesse culturale particolarmente importante".
Il caso di Villa Pogliani potrebbe rappresentare una svolta, dopo gli abbattimenti di edifici di pregio (come quello tra piazza Trento e via Crema) che hanno scatenato proteste nei quartieri. Non solo: la soprintendente ha lanciato un’altra proposta, quella di mappare gli edifici privati "di un certo interesse culturale" selezionandoli tra quelli di oltre 70 anni, in modo da valutare i singoli casi e ragionare su "forme di tutele intermedie", tra vincolo e demolizione.