Il cortocircuito di Dad e social e la nostra cecità

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Ivano

Zoppi*

Cosa accomuna personaggi come Mozart, Temple e Macaulay Culkin, il mitico bimbo biondo di “Mamma ho perso l’aereo”? Sono tutti enfant prodige, verrebbe da dire. In realtà, nessuno di loro aveva uno smartphone o un profilo social. Per i colossi del web i nostri figli sono tutti “bambini prodigio”, già sui social a meno di 10 anni. Mai normalità fu più straordinaria, eppure non è oro tutto quello che luccica. Dopo il cartellino giallo a TikTok da parte del garante della privacy, dopo il dibattito sull’età minima per l’iscrizione ai social network, dopo aver scoperto sulla pelle dei bambini le conseguenze dell’uso anzitempo, distorto e inconsapevole delle nuove tecnologie, Instagram decide di lanciare una sua versione per under 13. Il primo social pensato per l’infanzia... Siamo sicuri che stiamo andando nella direzione giusta? Per decenni ci siamo preoccupati degli effetti della Tv usata come baby sitter, antidoto ai capricci e richieste di attenzioni. I bambini non sono piccoli adulti, ma semplicemente bambini. Eppure siamo così felici se imitano quello che facciamo noi, i nostri ritmi e i nostri gesti quotidiani... Quasi come a giustificare le nostre (cattive) abitudini. Un tablet o uno smartphone in mano a un bambino rappresentano le nuove foglie di fico dei genitori, troppo indulgenti e distratti per accompagnare i propri figli lungo un complesso e straordinario percorso di crescita. Così, invece di presentare loro il mondo, di condividere valori, regole e sogni, meglio che lo scoprano attraverso uno schermo, tanto lì c’è tutto quello di cui hanno bisogno. E poi non rischiano nulla, se restano nella loro cameretta. Fondazione Carolina, con i suoi esperti, è impegnata ogni giorno a supporto delle scuole e delle famiglie per gestire questo grande corto circuito educativo che la Didattica a distanza ha prodotto nella nostra cultura. Un effetto collaterale che non avevamo considerato quando un anno fa stavamo cercando di capire come portare a conclusione l’anno scolastico. Eppure adesso, piuttosto che correggere il tiro e trovare delle soluzioni che possano restituire il diritto all’infanzia, anche al tempo della pandemia, preferiamo nascondere la sabbia sotto il tappeto... del mouse.

*Segretario generale

Fondazione Carolina Onlus

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