Il Comune ricorda altri due morti sui binari Nonna eroe e macchinista del Frecciarossa

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Ci sono altre due date dolorose scolpite nella storia di Pioltello: 6 febbraio 2020 e 12 luglio 2016. Altri due disastri ferroviari, il primo alle 5.34 del mattino a ridosso della pandemia costò la vita ai due macchinisti del Frecciarossa deragliato a Lodi per uno scambio aperto: "Mario Dicuonzo viveva qui", ha ricordato ieri in stazione la sindaca Ivonne Cosciotti.

Come Donata Pepe, la nonna che fece da scudo con il suo corpo al nipotino Samuele sul convoglio della Bari-Barletta che alle 11.30 di cinque anni fa, in una giornata di caldo torrido, si scontrò frontalmente con un altro treno per un errore umano: "Il più grave incidente sui binari mai successo in Puglia ci ha toccati da vicino: Donata era pioltellese", racconta Cosciotti. "Il suo sacrificio è simbolo dell’amore più puro. In un attimo per istinto ha intuito il pericolo gravissimo e ha protetto il piccolo. Una storia che non smette di emozionarci".

La voce si incrina, la ferita è aperta. Come quella per Mario, il ferroviere che era stato promosso alla guida delle carrozze più prestigiose e che con il collega Giuseppe Cicciù ha perso la vita per uno sbaglio: uno scambio che doveva essere chiuso e che invece è rimasto aperto. "È il sistema dei controlli che non funziona", ripete la sindaca commossa mentre ripercorre la fine dei suoi concittadini. "Da Corato a Lodi per noi è stato un dramma che si è ripetuto. Per non parlare di quello che è successo qui quattro anni fa. Con le madri che camminavano fra i binari cercando le figlie che non c’erano più. Non ci sono parole per descrivere un dolore che lascia senza fiato per sempre. Per questo è importante ricostruire le responsabilità. Le vittime innocenti aspettano. E noi con loro. Ne va della credibilità dello Stato stesso e di quel sentimento di fiducia che è alla base della società".

Bar.Cal.

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