
Il principio fissato dalla Cassazione, che ha respinto il ricorso della società "Il ripristino della legalità urbanistica violata ha la precedenza".
di Andrea GianniMILANODue "interessi collettivi", quello al "ripristino della legalità urbanistica violata" e i diritti delle famiglie rimaste senza casa a seguito del sequestro, non sono in contrasto. La tutela delle esigenze abitative, quindi, non si risolve "mediante una aprioristica eliminazione di un decreto di sequestro, ma si affida al complessivo sistema statale di tutela delle persone". Principi messi nero su bianco dalla Cassazione, nelle motivazioni con cui è stato respinto il ricorso contro il sequestro del cantiere delle Residenze Lac nella zona del Parco delle Cave, in via Cancano. Operazione di sviluppo immobiliare promossa dalla società francese Nexity. Tre "torri" di 9, 10 e 13 piani, alte da 27 a 43 metri e con 77 appartamenti. Otto gli indagati per abuso edilizio, lottizzazione abusiva, false attestazioni (la Procura si prepara a chiudere le indagini preliminari in vista di una richiesta di rinvio a giudizio), tra cui Paolo Mazzoleni, attuale assessore all’Urbanistica del Comune di Torino, coinvolto in più inchieste di questo genere a Milano e progettista della Lake Park, società proprietaria dell’area, e Rossella Bollini, titolare della stessa società, e vari dirigenti comunali.
Per la Suprema Corte, quindi, "non possono essere realizzati edifici con volumi ed altezze superiori" a determinati limiti, "se non previa approvazione di apposito piano particolareggiato o lottizzazione convenzionata". Tra le presunte violazioni, secondo la Cassazione, c’è proprio l’assenza di un piano particolareggiato esecutivo, o di un piano di lottizzazione esteso all’intera zona, nonché la "qualificazione illegittima" dell’intervento come una "ristrutturazione edilizia" e non "nuova costruzione" con pure "indebiti vantaggi tributari ai danni dell’erario" e la monetizzazione degli standard urbanistici "fortemente" sottostimata.
Le motivazioni della sentenza con cui la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Nexity, quindi, segnano un altro punto a favore dell’impianto delle inchieste coordinate dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici. I giudici si sono soffermati, valutando uno dei punti al centro del ricorso dei legali di Nexity, sulla delicata questione dei diritti delle famiglie che hanno acquistato appartamenti in quel complesso non ancora ultimato, rimaste in un limbo. "Gli interessi dei terzi acquirenti che in buona fede abbiano stipulato contratti per l’acquisto di parti delle opere abusive in corso d’opera – scrive la Cassazione – non possono in alcun modo trovare tutela attraverso l’abdicazione, da parte dell’autorità giudiziaria del suo potere-dovere di sequestro, funzionale all’obbligo di impedire la protrazione dei reati in presenza di tutti i presupposti di legge, legislativamente sancito. Sul punto, occorre sottolineare che il proprietario o comproprietario estraneo al reato ovvero il promissario acquirente, hanno la facoltà di far valere sul piano civile la responsabilità dell’autore dell’illecito per i danni subiti nonché di svincolarsi dal rapporto obbligatorio assunto. E di converso, la omessa attivazione degli strumenti civilistici di tutela, non può che ascriversi ad una deliberata e consapevole scelta dell’interessato, come tale non traducibile in una ragione giustificativa dell’annullamento del sequestro", concludono. In sostanza, secondo i giudici la tutela dei diritti di chi ha comprato casa "non si rimette alla autorità giurisdizionale penale mediante una aprioristica eliminazione di un decreto di sequestro, ma si affida al complessivo sistema statale di tutela delle persone".