REDAZIONE MILANO

Il bancario confessa l’omicidio "Mi minacciava e l’ho uccisa"

Al processo per l’omicidio con 80 coltellate della transessuale Manuela Alves Rabacchi. Cristian Losso ha spiegato il movente con le continue richieste di soldi e i ricatti

I carabinieri nello stabile di via Plana

Milano - L’ha uccisa lui, dubbi non ce ne sono. "Ricordo che mi minacciava, continuava a chiedermi soldi e mi diceva che aveva foto e filmati su di me, l’ho fatto di sicuro, sono stato io, ma non ricordo tutte quelle coltellate, ricordo tanto sangue addosso". Cristian Losso, dipendente bancario di 43 anni, ha confessato ieri davanti ai giudici della Corte d’assise di aver ucciso con 80 coltellate il 20 luglio del 2020, nel capoluogo lombardo in via Plana, Manuela Alves Rabacchi, una transessuale ed escort brasiliana che frequentava da "due o tre anni".

Il bancario ha raccontato che nell’ultimo periodo "da lei andavo solo per consumare cocaina, in quei momenti cercavo sola la cocaina là e lei da settembre 2019 aveva iniziato a chiedermi sempre più soldi, quando riuscivo a pagare, pagavo". Losso è accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalle sevizie nell’inchiesta del pm Isidoro Palma. A incastrare il 43enne, fermato quattro giorni dopo il delitto, erano state le telecamere di sicurezza della zona che lo avevano ripreso il giorno in cui era stato scoperto il cadavere di Rabacchi: in base ai filmati, Losso entrò due volte a distanza di poco tempo nel palazzo dove abitava la vittima. Quel mattino, ha detto l’imputato, "lei ha iniziato a urlare, io non avevo più soldi da darle, mi ricordo che avevo paura e mi ricordo che avevo un coltello davanti, come se me lo stesse puntando addosso, forse l’ho disarmata e poi ricordo che mi è caduta addosso, sono stato io di sicuro ma non ricordo i dettagli". E ancora: "A me dispiace tanto, io mi fidavo di questa persona, ma stavo male, avevo problemi al lavoro e con la cocaina, non volevo deludere tante persone, non ero lucido". L’uomo sarebbe tornato nell’appartamento per eliminare le prove accendendo i fuochi del piano cucina nel tentativo di causare un’esplosione. Per quest’ultimo aspetto deve rispondere pure dell’accusa di "crollo di costruzioni o altri disastri dolosi".

La difesa, con l’avvocato Davide Montani, ha chiesto una perizia psichiatrica e la Corte dovrebbe decidere il 22 marzo.