
Agenti delle Unità di pronto intervento (Uopi)
Milano, 5 settembre 2017 - La segnalazione era buona, o almeno così sembrava: «Lì si nasconde Igor». Già, proprio lui: Igor il russo, soprannome di Norbert Feher, 41enne ricercato da aprile per gli omicidi del barista Davide Fabbri a Budrio e della guardia volontaria Valerio Verri a Portomaggiore. Un fantasma. Introvabile, nonostante l’imponente spiegamento di forze messo in campo dai carabinieri per stanarlo nelle campagne tra Bologna e Ferrara. Un killer pericolosissimo, in grado di sfuggire alla cattura in più occasioni.
Così, quando nelle scorse ore è arrivata l’imbeccata (giudicata attendibile), la Questura ha organizzato un blitz in forze, anche se alla fine tutto si è concluso con un nulla di fatto. Mezzogiorno di ieri, decine di agenti si materializzano davanti alla piscina Argelati di via Segantini, in quello spicchio di città incastonato tra i Navigli Grande e Pavese: ci sono le Volanti, gli uomini della Squadra Mobile, le squadre anti-terrorismo delle Uopi. Scattano i controlli in alcuni scantinati della struttura pubblica, chiusa dal 27 agosto dopo la fine della stagione estiva. Feher non c’è, e probabilmente non c’è mai stato. Forse era qualcuno che gli somigliava, e comunque in quei locali non è stato trovato nessuno. La Scientifica ha scandagliato e analizzato tutto col consueto scrupolo, ma al momento non risultano tracce del passaggio del latitante alla Argelati. Latitante dallo scorso 2 aprile. Quel giorno, Norbert Feher alias Igor Vaclavic, volto coperto e mimetica, entra nel bar di Davide Fabbri per rapinarlo: ne nasce una colluttazione, poi il balordo estrae una pistola e spara un solo colpo a bruciapelo, dritto al petto del titolare. Scatta la caccia all’uomo. Qualche giorno dopo, l’assassino in fuga viene intercettato a un posto di blocco: non si arrende, ma spara ancora uccidendo la guardia volontaria Valerio Verri e ferendo in maniera per fortuna non grave l’agente della polizia provinciale Marco Ravaglia. Le ricerche si intensificano, anche con l’ausilio delle forze speciali. Tutta la zona, piena di specchi d’acqua paludosi e di anfratti in cui trovare riparo, viene battuta palmo a palmo. Senza esito. Di Feher neanche l’ombra, tanto che a tre mesi dal primo omicidio, cioè a inizio luglio, il numero dei militari impegnati viene sensibilmente ridotto: il fascicolo, spiegheranno dal Viminale, è tornato nelle mani dei reparti investigativi. Da allora, più nessuna notizia. Solo voci non confermate, come quella che vorrebbe Igor ormai in Brasile. Fino a ieri. E pure stavolta, purtroppo, nessuna notizia positiva per i familiari delle vittime.