GRAZIANO MASPERI
Cronaca

"I vincoli architettonici? Un guaio"

L’architetto: "In molti casi impossibile intervenire sugli edifici ammalorati"

di Graziano Masperi

Le città, nel corso degli anni, cambiano volto. E Magenta non sfugge alla regola. I vincoli paesaggistici che limitano notevolmente le possibilità di intervenire su un immobile in condizioni di degrado, fanno il bene o il male del territorio? È una omanda che si stanno ponendo molti professionisti del settore. Architetti che quotidianamente si confrontano con gli operatori e con le imprese. "Ci siamo resi conto che i vincoli rappresentano una delle cause dell’arretratezza di molte città – affermato l’architetto Andrea Fragnito –. È assurdo parlare di rigenerazione urbana, riqualificazione edilizia, sostituzione del patrimonio edilizio italiano che è uno dei più vetusti al mondo, quando ci imbattiamo in vincoli generalizzati che impediscono la possibilità di intervenire ponendo dei miglioramenti".

Lungo via Garibaldi (anch’essa sta cambiando volto con i lavori di riqualificazione in via di conclusione) si affaccia quello che forse è l’edificio più vecchio di Magenta, essendo datato 1300. Un caseggiato secolare che appare degradato in tutte le sue parti. La visione dall’interno del cortile mostra il tetto sfondato e perfino la presenza di un albero che spunta al piano rialzato. In diverse parti il rischio crollo è evidente, ma si tratta di un bene storico posto sotto la tutela diretta del ministero. Cosa diversa è l’immobile di via Espinasse, con la targa che ricorda il generale caduto durante la battaglia del 4 giugno 1859, che sabato scorso ha richiesto un intervento immediato di messa in sicurezza perché a rischio crollo. Tale immobile è sottoposto a vincolo generalizzato come tutta la città di Magenta, in primis perché comune facente parte del Parco del Ticino. Vincoli che vengono evidenziati, con le relative leggi di riferimento, anche sul sito ufficiale del Comune. Cosa comporta tutto questo? "Noi del settore riteniamo non sia giusto generalizzare il vincolo su tutto il territorio della città – dice Fragnito –. I vincoli generano rallentamenti e costi burocratici enormi, cosa che non possiamo assolutamente permetterci. Pensiamo anche alle zone periurbane dove la qualità edilizia non è certo elevata e non ha senso aggravare il cittadino di costi aggiuntivi nel caso voglia fare degli interventi. Il vincolo va rivisto perché generalizzando sprechi energie e risorse nella gestione delle pratiche non focalizzando l’attenzione sui beni che invece sarebbero meritevoli di tutela". Ecco perché, se c’è un bene storico in stato di degrado che necessita di miglioramenti, meglio "evitare i vincoli: interveniamo e posizioniamo qualcosa, ad esempio una targa, che ricordi il valore storico di quel luogo". Un altro esempio rende bene l’idea. È la strada stretta che congiunge via Crivelli a via Garibaldi. Di fronte alla facciata sinistra della chiesa c’è un muro che non può essere abbattuto per via dei vincoli. La loro demolizione sarebbe, invece, opportuna, perché permetterebbe di allargare una strada stretta che, da sempre, rappresenta un pericolo per i pedoni.