ANNA GIORGI
Cronaca

I tunnel della Stazione Centrale diventano laboratori per l’innovazione: “Qui progettiamo il futuro”

Milano, l’architetto Andrea Caputo racconta il progetto Dropcity: “Luoghi per sviluppare le idee dei giovani laureati”

Andrea Caputo

Andrea Caputo

Milano – “Dropcity in progress” è un contenitore di progetti, nei tunnel della stazione Centrale, che “abiteranno“ la città, sarà un progetto globale e permanente. Ne abbiamo parlato con il curatore Andrea Caputo, architetto che, per primo, ha avuto l’intuizione di creare uno spazio che diventerà punto di riferimento per studenti, architetti e progettisti.

Ci racconta la storia di Dropcity, partendo da com’è nata l’idea?

"Dropcity è il frutto di una riflessione sulle difficoltà incontrate dai giovani laureati in architettura che intendono specializzarsi, studiare e intraprendere la professione, mancava un luogo accessibile. Aprire uno studio di architettura per un neolaureato è molto costoso. A questa riflessione si è aggiunta la consapevolezza di numeri importanti: un totale di 3.500 studenti laureati in architettura all’anno, Milano ospita oltre 12.000 architetti. Dropcity nasce appunto dalla volontà di mettere a sistema queste potenzialità e anche dalla volontà di ripensare un nuovo modello di quartiere".

Quando le è venuta questa intuizione?

"L’intuizione mi è venuta nel 2018, poi negli anni successivi l’ho consolidata. Ne ho parlato con l’allora assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran e i colloqui sono stati virtuosi perché ho incontrato l’appoggio del Comune e anche di Grandi Stazioni. Il progetto risolve un problema anche a loro, cioè quello di recuperare spazi molto belli chiusi e abbandonati da decenni".

Come definisce Dropcity?

"Un luogo dedicato alla cultura del progetto, dove creare opportunità per le nuove generazioni di ricercatori, curatori, progettisti. Il posto dove si potranno fare laboratori di prototipia e avere biblioteche specializzate. Nel 2022 abbiamo presentato il progetto come prospettiva e in forma temporanea. Quest’anno è definitivo".

Ci dia una data di “fruizione” definitiva del progetto e ci descriva che cosa ci dobbiamo aspettare.

"Ad ottobre ci saranno due nuovi tunnel di 700 metri quadrati dedicati alla stampa in 3D. Abbiamo siglato un accordo che durerà per i prossimi otto anni con la società Wasp che avvierà i lavori di ristrutturazione del tunnel 54, mostrando le proprie tecnologie in azione. La loro macchina 3D che ha un costo di un milione sarà in grado di stampare le pareti di una casa. E per la prima volta il centro stampa sarà davvero disponibile e accessibile a tutti. É un luogo aperto alla società civile. Faremo didattica per insegnare e, a ore, chiunque potrà affittare un braccio robotico e una stampante a grandi dimensioni".

Ci saranno spazi per gli studenti?

"Ci saranno altri quattro tunnel dedicati a laboratori di fabbricazione, spazi dedicati alla manualità con laser sezionatrici e tutto quello che serve per la prototipia. Sempre a ottobre inaugura anche una grande mostra dello studio parigino Bruther, culto di architetti emergenti. Occuperà cinque tunnel per un totale di 1.200 metri e sarà visitabile fino a dicembre".

Che difficoltà ha incontrato il progetto in questi anni?

"É un format inedito, quindi è un grande salto nel vuoto non c’è un benchmark che può dire se funziona. E poi siamo in un momento finanziario difficile per il Paese con tassi finanziari che hanno depotenziato gli sviluppi immobiliari. Questo ha reso le cose più lunghe, più costose per i tassi di interesse aumentati e più articolate anche per via della inflazione".

anna.giorgi@ilgiorno.net