GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

I tagli sulla disabilità. Associazioni famigliari al Tar contro la Regione. E il 16 saranno in piazza

Ricorso in 4 punti per contestare la delibera della Giunta lombarda promosso dalle realtà che hanno manifestato il 23 marzo scorso "Aderiamo anche alla protesta di Ledha e Fand sotto il Pirellone".

I tagli sulla disabilità. Associazioni famigliari al Tar contro la Regione. E il 16 saranno in piazza

I tagli sulla disabilità. Associazioni famigliari al Tar contro la Regione. E il 16 saranno in piazza

Sarà una protesta unitaria, quella in programma martedì 16 aprile in piazza Duca d’Aosta, davanti al Pirellone. Insieme a Ledha e Fand, le due realtà che l’hanno promossa, ci saranno le oltre 100 associazioni di famiglie che avevano già dato vita alla partecipata e colorata manifestazione del 23 marzo, quando più di 350 persone si ritrovarono sotto Palazzo Lombardia. Ora le stesse associazioni – a riprova della compattezza con la quale si vuole perseguire la causa – si sono riunite nel “Comitato Caregiver Famigliari B1 e B2 affondate“, proprio il Comitato che per la prima volta compare in calce al comunicato diramato ieri: "Il coordinamento – vi si legge – aderisce alla manifestazione del 16 aprile indetta da Ledha e Fand, nonostante queste ultime non siano state protagoniste attive della precedente manifestazione da noi indetta sotto Palazzo Lombardia. Scegliamo di aderire alla protesta per la grande responsabilità che sentiamo per questa battaglia che le famiglie che costantemente rappresentiamo hanno iniziato fin dal giorno successivo all’emanazione della prima delibera, quella del 28 dicembre 2023. Siamo altresì convinti che questa protesta, che ha ottenuto un’altissima attenzione mediatica, abbia contribuito a spingere altre associazioni a seguire la nostra linea. Le motivazioni della manifestazione sono aderenti alla nostra manifestazione del 23 marzo, anche se la forma con cui sono state espresse è stata diversa".

Nel mirino dei manifestanti, per chi non lo ricordasse, ci sono le due delibere con le quali la Giunta regionale lombarda ha deciso di ridurre, dal primo di giugno, alcuni dei contributi destinati alle persone con disabilità gravissima (B1) e grave (B2), nonché ai caregiver famigliari, in cambio di un potenziamento dell’assistenza domiciliare sul quale ad oggi non ci sono notizie né evidenze. Delibere che ridurranno la libertà di scelta delle famiglie e comporteranno lo stop all’accoglimento delle nuove richieste di usufruire della B1 in arrivo da qui a ottobre 2024. Queste nuova domande, come dichiarato da Elena Lucchini, assessore regionale alla Disabilità, finiranno in lista d’attesa fino a quando non si liberano posti. Non ultimo, a provocare la rivolta delle associazioni, è il travaso del fondo per i caregiver famigliari, le cui risorse saranno in parte usate dalla Giunta per ridurre parzialmente i tagli alla B1. "Alle richieste delle associazioni organizzatrici – fa sapere però Fortunato Nicoletti, anima del Comitato Caregiver e vicepresidente di “Nessuno è Escluso“ – ne aggiungiamo un’altra, per noi non negoziabile: la certezza di un intervento strutturale che dia garanzie alle famiglie di non tornare in una situazione simile negli anni successivi al 2024. Bisogna rafforzamento le misure per le famiglie e potenziare i tanto attesi servizi".

Ma non è finita: le associazioni aderenti al Comitato Caregiver Famigliari hanno deciso di percorrere anche la via legale ed impugnare al Tar l’ultima delibera della Regione. Ad occuparsi del ricorso sarà Laura Andrao, avvocata specializzata nella tutela dei diritti delle persone e delle famiglie con disabilità. "Sono quattro i motivi per i quali ritengo si possa procedere col ricorso – spiega Andrao –: le liste d’attesa per la B1 sono discriminatorie, creano una grave ed infondata disparità di accesso alla misura; in secondo luogo Regione Lombardia distingue tra gravissima e grave disabilità con una valutazione unilaterale, che avviene in assenza di contraddittorio e che, allo stato attuale, non può essere contestata, a fronte, invece, di quanto disposto dall’articolo 3 della legge 104 del 1992, che distingue solo tra presenza e assenza di disabilità e affida tale valutazione ad un’équipe medico-legale le cui scelte possono essere impugnate al Tribunale del lavoro, competente in materia previdenziale. Terzo motivo del ricorso i tagli alla B2 – prosegue Andrao –. Il quarto è relativo all’uso che la Regione ha scelto di fare del fondo per i caregiver: dirottarne le risorse sulla non autosufficienza significa creare alle famiglie un problema di accreditamento dei contributi perché questi dovranno finire sul conto della persona con disabilità, una volta divenuto maggiorenne, e quindi del giudice tutelare, e non sul conto del caregiver famigliare, destinatario del fondo".

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