Se li si guarda da ovest, focalizzandosi sui tre estremi del primo triangolo industriale, qualche interrogativo sorge spontaneo. Se li si guarda da est, va un poco meglio. Meno lineare, infine, il confronto tra nord e sud. Il riferimento è ai dati relativi alle carenze di personale città per città, capoluogo per capoluogo, nodo per nodo, in un ambito oggi particolarmente critico del trasporto pubblico nazionale e regionale: quello delle manutenzioni della rete ferroviaria con i suoi binari e i suoi impianti. Un tema, quello delle condizioni in cui versa l’infrastruttura su ferro, tornato alla ribalta in questi mesi sia sul versante Trenitalia sia sul versante Trenord. I dati che si andranno citando sono aggiornati al 30 settembre 2024 e compaiono in un report di Rete ferroviaria italiana (Rfi) datato 10 gennaio 2025 e focalizzato sullo stato di attuazione del nuovo modello manutentivo.
A livello nazionale il fabbisogno di capi tecnici per le manutenzioni è stimato da Rfi in 3.237 unità. Al momento i capi tecnici in servizio sono 2.506, pari al 77% di quanti ne occorrerebbero. Detto altrimenti: ne manca uno su quattro. Milano e Roma sono i principali nodi ferroviari del Paese, quelli più congestionati sia per quanto riguarda la circolazione sia per quanto riguarda le stazioni: Centrale e Termini sono sature, non ci sta più nemmeno il classico spillo. Eppure, quanto alla disponibilità di capi tecnici per le manutenzioni dei binari, Milano è percentualmene poco sopra la media e Roma è addirittura sotto. Il capoluogo lombardo ha in servizio il 79% dei capi tecnici che servirebbero: 292 su 368. La capitale il 76%: 225 su 295. Ma ci sono capoluoghi messi peggio: Torino e Genova. Il primo ha può contare soltanto sul 62% dei capi tecnici che sarebbero necessari (213 su 346): la percentuale più bassa a livello nazionale. Quanto a Genova, la disponibilità di queste professionalità è pari al 72%: i capi tecnici dovrebbero essere 140 e invece sono 101. Milano, Torino e Genova sono i tre estremi del primo triangolo industriale italiano, il perimetro di un’area ancora oggi centrale dal punto di vista economico e commerciale con tutto quello che ne consegue tuttora in termini di movimento di persone, merci e mezzi. Nonostante questo, non è l’area più attrezzata dal punto di vista della disponibilità di personale per le manutenzioni di binari e rete. Ma non è finita. Oltre a quello di Milano e Roma, ci sono altri due nodi ferroviari ormai notoriamente critici: quelli di Bologna e Firenze. Ebbene nel primo caso i capi tecnici sono solo il 78% del necessario, nel secondo va pure peggio: un risicato 74%.
Se si volge lo sguardo ad est, va un po’ meglio, come anticipato. Venezia, uno dei vertici del triangolo manifatturiero insieme a Padova e Treviso, conta l’80% dei capi tecnici necessari: 108 su 135. A Trieste la percentuale sale addirittura all’88%. Ma la percentuali più alta di personale in servizio, a fronte del fabbisogno, si registra a Reggio Calabria: disponibilità effettiva pari al 90% del bisogno. Nei principali capoluoghi del sud le percentuali sono più alte rispetto a Milano, Roma, Bologna e Firenze, sebbene non descrivano un volume di traffico superiore. Già detto di Reggio Calabria, ecco Napoli e Palermo, rispettivamente con l’81 e l’80% di capi tecnici in servizio rispetto al fabbisogno. Un tema correlato a questo, è quello del personale addetto alle manutenzioni che ha conseguto le abilitazioni professionali necessarie per poter lavorare da capo turno, all’interno di una squadra, quando il capo turno manca. A livello nazionale ha conseguito l’abilitazione di base il 54% del personale, una percentuale che scende al 46% a Milano, la più bassa in assoluto tra tutti i capoluoghi considerati. E anche in questo caso Milano viaggia a braccetto con Roma: qui ha l’abilitazione di base il 47% del personale. Oltre ad un tema di numeri, c’è quindi un tema di titoli.