REDAZIONE MILANO

I nuovi poveri in coda per potersi vestire

Viaggio nel guardaroba pubblico di via Sammartini. "Prima si presentavano soprattutto clochard, ora famiglie in crisi senza lavoro"

L’emergenza Covid ha costretto a sospendere molti servizi per i più fragili, compreso quello del "guardaroba", in numerose realtà cittadine. Il risultato è che ci sono persone che non hanno di che coprirsi, che ogni giorno si arrangiano con indumenti inadatti al clima invernale, rotti e lerci. Non solo clochard ma anche chi ha una casa, senza però la possibilità di riparare la lavatrice che si guasta o anche solo di acquistare un indumento nuovo in caso di necessità. Per rimediare, il centro socio ricreativo di via Sammartini 7173, accanto alla stazione Centrale, luogo di ritrovo per gli anziani del quartiere che al momento è chiuso alle attività di socializzazione causa pandemia, si è trasformato in "guardaroba" aperto a chi ha bisogno.

Senza appuntamento. Messo a disposizione dal Comune, ha aperto ieri mattina, e così sarà tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13. A chiedere indumenti caldi non si presentano solo senza dimora ma anche chi non riesce ad arrivare a fine mese: uomini e donne di svariate nazionalità ed età, a volte anche famiglie, persone che hanno perso il lavoro e che magari si rivolgono al Casc (Centro aiuto Stazione Centrale) del Comune, a due passi, e che vengono indirizzate lì per vestirsi. Non chiedono solo capi d’abbigliamento ma anche materiale per igienizzarsi e mascherine. E vengono accontentati.

"Non è stato semplice mettere in piedi il meccanismo – racconta Luigi Saracino, coordinatore del sevizio per conto della cooperativa Detto Fatto, che gestisce le docce pubbliche –. Ci eravamo già attivati per distribuire abiti, constatando che negli ultimi mesi la situazione si è aggravata: nelle docce pubbliche (siamo a una media di 95mila docce all’anno) delle vie Pucci, zona Sempione, e Anselmo da Baggio, abbiamo visto arrivare persone sempre più trasandate, con addosso abiti in condizioni disastrose. A causa dell’emergenza Covid molti centri caritatevoli hanno chiuso o lavorano solo su appuntamento".

La stessa cooperativa aveva provato a lanciare il progetto guardaroba. "Ora in via Sammartini è tutta un’altra cosa: abbiamo spazi ampi che consentano il distanziamento e di differenziare i punti di accesso e di uscita, creando un percorso circolare. Abbiamo seguito le indicazioni di Emergency. Gli operatori sono competenti e formati". L’assessore alle Politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti sottolinea che "in un momento in cui le attività di sportello a supporto di chi è in difficoltà sono ancora ridotte a causa della pandemia, l’apertura di questo spazio è importante anche perché ci permette di ingaggiare una relazione con persone che la vita di strada ha reso spesso refrattarie e diffidenti. Vogliamo intercettarle e provare a proporre loro un’alternativa".

Marianna Vazzana