REDAZIONE MILANO

I minuti dopo lo schianto. La chiamata al 118 alle 4.04 e il massaggio col vivavoce

Pochi secondi dopo l’incidente, la richiesta all’Areu della centrale operativa dell’Arma. La manovra del vicebrigadiere per salvare Elgaml. Bouzidi positivo alle benzodiazepine.

Lo scooter dove Ramy Elgaml era passeggero dopo lo schianto fatale

Lo scooter dove Ramy Elgaml era passeggero dopo lo schianto fatale

La chiamata immediata ai soccorsi. La targa completa dello scooter comunicata solo dopo lo schianto in via Quaranta. E la positività del motociclista alle benzodiazepine, non solo al principio attivo della cannabis. Finora l’attenzione si è sempre concentrata sui particolari della fuga terminata con la morte di Ramy Elgaml e sugli istanti immediatamente precedenti allo schianto della moto guidata dal ventiduenne tunisino Fares Bouzidi, con i riflettori puntati sull’eventuale contatto tra il TMax e la Giulietta dei carabinieri che lo tallonava.

Dagli atti dell’inchiesta per omicidio stradale, che vede sotto accusa i due conducenti, emergono pure dettagli sul post incidente, avvenuto alle 4.03 e 40 secondi. Stando a quanto risulta al Giorno, la prima chiamata al 118 parte subito, alle 4.04: sono gli operatori della centrale operativa dell’Arma, avvisati in tempo reale dai colleghi del Radiomobile, ad allertare l’Areu attraverso un canale diretto che azzera i passaggi intermedi e riduce le tempistiche di intervento. Dall’altro capo del telefono arrivano rassicurazioni sull’invio tempestivo di ambulanze e auto mediche e la richiesta di essere contattati dai militari che si trovano sul luogo per avere una descrizione più precisa. Uno dei carabinieri chiama l’Areu alle 4.07, con i mezzi di soccorso già in viaggio da alcuni minuti, spiegando all’interlocutore che un collega – proprio il vicebrigadiere di 37 anni che era al volante della Giulietta e che ora risulta indagato – sta già praticando il massaggio cardiaco a Elgaml; a quel punto, l’operatore del 118 chiede di mettere il vivavoce per dettare i tempi della manovra di rianimazione. Una manovra che purtroppo si rivelerà vana: Ramy, trasportato in condizioni disperate al Policlinico, verrà dichiarato morto subito dopo l’accesso in pronto soccorso.

"Leva questo ché non respiri... stai giù, stai calmo, stai tranquillo, sta arrivando l’ambulanza", dice un altro militare a Bouzidi a terra, come ripreso dalla bodycam di un collega. A bordo dell’ambulanza, i sanitari chiedono al ventiduenne: "Tu guidavi, ti ricordi cosa è successo?". "Mi hanno preso i carabinieri e mi hanno fatto cadere", replica lui. "Perché non ti sei fermato?", "Non avevo la patente", il successivo scambio di battute prima del trasporto in ospedale. Ci resterà per diversi giorni in coma farmacologico, per poi essere sottoposto a un intervento di chirurgia maxillo-facciale per i traumi alla mandibola; nella cartella di dimissioni, agli atti dell’indagine, si parla di positività al Thc e alle benzodiazepine, classe di farmaci con proprietà ansiolitiche.

In via Quaranta arrivano gli specialisti del Radiomobile della polizia locale per effettuare i rilievi: l’analisi dettagliata dei filmati di due telecamere comunali installate in via Solaroli (undici secondi vivisezionati in quaranta frame) dà conto di un possibile contatto laterale tra i veicoli lungo via Ripamonti e non nei metri finali della fuga (dove i disegni planimetrici mettono sempre distanza tra TMax e Giulietta). Lo scooter non presenta particolari danni, specie se consideriamo l’impatto con il marciapiedi dopo la scivolata ad alta velocità: ci sono i segni sulla fiancata destra vicino alla staffa della marmitta e alla pedalina, verosimilmente riconducibili all’eventuale urto prima dell’incrocio, e quelli sulla parte posteriore sinistra, legati all’impatto con un’altra gazzella dei carabinieri avvenuto in via Lovanio angolo via Moscova.

La parte posteriore è quasi intatta. Compresa la targa. Quella targa che i militari non sono mai riusciti a dettare interamente alla centrale durante gli otto chilometri di fuga del TMax: se escludiamo le prime due lettere della sequenza alfanumerica (pronunciate in una comunicazione concitata avvenuta all’altezza di corso di Porta Vigentina, quindi a un quarto d’ora dalla partenza dell’inseguimento), la sigla identificativa completa del mezzo è stata inoltrata via radio soltanto dopo la caduta.

Nicola Palma