I finti distacchi di operai per aggirare le regole

Blitz della Dda, lo schema per lucrare sugli appalti Rfi: i colossi della manutenzione usavano manodopera "impreparata" di altre imprese

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di Nicola Palma

"Ventura ha tutta la Calabria, Morelli ha tutta la Campania ed Esposito ha tutta la Sicilia, Rossi ha tutto il Nord Italia...". La sintesi del presunto schema di spartizione di lavori e forniture per la manutenzione della rete ferroviaria nazionale, in un’intercettazione agli atti. Uno schema fotografato dall’indagine di Dda e Guardia di Finanza che ieri si è chiusa con l’arresto di 15 persone (11 in carcere e 4 ai domiciliari), smantellando una presunta organizzazione criminale che avrebbe lucrato sugli appalti messi a bando da Rfi (società parte offesa) tra Lombardia, Veneto, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, creando provviste illecite destinate alle ’ndrine attraverso il coinvolgimento di ditte legate a personaggi ritenuti "contigui" ai Nicoscia-Arena di Isola di Capo Rizzuto. L’inchiesta, viene ricostruito nelle 380 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Giuseppina Barbara in parziale accoglimento delle richieste del pm Bruna Albertini, prende linfa nel 2018 da una serie di accertamenti di natura fiscale e finanziaria delle Fiamme Gialle di Varese sulla srl Marta Costruzioni, scattati dopo alcune segnalazioni sospette analizzate dall’Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia: in particolare, l’attenzione si concentra sui fratelli Antonio, Maurizio, Francesco e Alfonso Aloisio, sulle imprese di cui risultano titolari o legali rappresentanti e sui legami di quella famiglia con i clan crotonesi. Gli approfondimenti investigativi fanno emergere che alcune di quelle aziende "lavorano da anni stabilmente nel settore della manutenzione della rete ferroviaria italiana, fornendo manodopera alle grandi società vincitrici delle gare d’appalto indette da Rfi mediante l’abuso di strumenti giuridici astrattamente leciti". Ecco il meccanismo tratteggiato dall’accusa, non del tutto condiviso dal giudice nella sua misura. Le società di "secondo livello" (così ribattezzate dagli investigatori del Gico), vale a dire i colossi che si accaparrano i cantieri in "regime di sostanziale monopolio", si servono di quelle di "primo livello", che aggirano le norme che limitano i subappalti "distaccando" il proprio personale nei cantieri ferroviari, "sovente senza alcuna competenza professionale e previa falsificazione della documentazione attestante le necessarie abilitazioni".

Così le ditte di "primo livello" emettono fatture nei confronti di quelle "di secondo livello" per le prestazioni di quei lavoratori e per il noleggio dei mezzi (in realtà mai esistiti); e queste ultime "le annotano nella propria contabilità e deducono il relativo costo, riducendo il reddito imponibile a fini delle imposte dirette". Uno stratagemma apparentemente legale, ma che nascondeva, sostiene la Dda, un’illecita somministrazione di manodopera, per quanto "non sfruttata" (come invece sostenuto dai pm). Uno degli esempi arriva dalla società Linee Fer, che avrebbe fornito dipendenti sia alla Francesco Ventura Costruzioni Ferroviarie sia alla Generale Costruzioni Ferroviarie (Gcf) spa. "Facevo lavori di bassa manovalanza – ricorda uno di loro, sentito dall’Ispettorato –. Sono stato licenziato da Isol Fer e riassunto in Linee Fer srl... ricevevo direttive dalle ditte principali che erano Rossi e Ventura: sia Rossi che Ventura fornivano mezzi, materiali, attrezzi, dispositivi di sicurezza e carburante... si lavorava dal lunedì al venerdì, ma se necessitava anche sabato e domenica... l’orario di lavoro era otto ore...".

"Sono stato licenziato da Alfer... – aggiunge un altro – poi per Isolfer... nei cantieri in Emilia Romagna, Ventimiglia e Bologna e poi anche a Como... in questi cantieri le direttive le ho prese dai capi cantieri e geometri dell’azienda Rossi... dal giugno 2016 al luglio 2016 sono stato assunto da Linee Fer... ho lavorato per otto ore al giorno, secondo le direttive del capo cantiere delle aziende madri che sono state: Rossi per Isol Fer srl... Ventura per Alfer e Linee Fer srl". Testimonianze che, nell’interpretazione del gip, confermano sì "che gli accordi di distacco di personale hanno dissimulato mere somministrazioni di manodopera, nonché i collegamenti tra le varie imprese “distaccanti”", ma che "non consentono di ravvisare in quei rapporti di lavoro gli indici di sfruttamento" puniti dall’articolo 603 bis del codice penale. Così come, ha sottolineato in serata una nota di Gcf, il giudice ha ritenuto insussistenti "i gravi indizi di colpevolezza dei reati di associazione a delinquere, sfruttamento della manodopera e auto riciclaggio" nei confronti dei legali rappresentanti della società romana; senza dimenticare l’allontanamento di "operai e soggetti coinvolti nelle indagini dai propri cantieri" e "le ritorsioni e i furti" subìti dalla spa.

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