Bises
Spesso penso che sarebbe bello ritirarsi in un piccolo villaggio normanno, in uno chalet di montagna o in una cittadina di provincia dove a far da padrone è il fiato lento e le brevi commissioni del mattino, tuttavia riflettendoci a mente leggera senza stress metropolitano so che non è ancora il momento di farlo, troppo forte e resistente il cordone ombelicale con Milano e la città. Quel che qui mi rassicura è l’idea di non potermi mai sentire davvero solo ma accolto anche nel più grigio dei pomeriggi da una bella mostra, un’esposizione d’arte che non pensavo mi avrebbe rapito, dallo scorrere dei palazzi ricchi di fregi e narrazioni. L’altro giorno per esempio pioveva e volevo godermi i colori d’autunno, ho fatto l’annuale capatina al Parco della Guastalla dove un tempo la prozia Giuditta fotografava le foglie gialle e rosse, la peschiera che riflette il cielo con l’odore di umido e castagne, ritrovandomi poi a Palazzo Reale a tu per tu con i quadri di El Greco, è stata allestita infatti la prima retrospettiva milanese dedicata a questo pittore del tardo-Rinascimento spagnolo capace di assimilare le influenze italiane precorrendo tempi e stili. Le sue opere sono intense per la stratificazione visiva che allena lo spettatore a riconoscere le citazioni dei grandi maestri quali Tiziano, Tintoretto, Michelangelo, che studiò in Italia e in Spagna per catturare il loro sguardo e raggiungendo così le vette artistiche che volevano sì narrare bibliche vicende e illustri personaggi ma elaborando prima di tutto la realtà dei corpi e le ambientazioni. I suoi gialli, i rossi, gli aranciati e i viola sono tanto brillanti quanto evocativi, rivestono ruoli prima ancora dei suoi protagonisti, e apriranno la strada a Goya e Picasso, così come il volto della Madonna ricorda le dame di Boldini e Corcosi. Ecco perché amo Milano, grazie a lei anche il più improvvisato dei pomeriggi si colora di incontri e d’autunno.
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