SIMONA BALLATORE
Cronaca

L’Humanitas cresce: un nuovo centro per i medici-ingegneri. E si attrae dall’estero

Dai 100 pionieri di dieci anni fa a 2.700 iscritti. E oltre il 40% è internazionale Inaugurata l’ultima palazzina tra laboratori per organi in 3D e mappe molecolari

Humanitas University

Humanitas University

Milano – Dieci anni di vita, oltre 1.400 laureati e più del 40% degli studenti oggi raggiunge il campus di Rozzano dall’estero. I primi cento iscritti del 2014 sono diventati 2.700. Sette i corsi di laurea, due sono appena nati: Tecniche di laboratorio biomedico e Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia. L’anno accademico di Humanitas University si apre con questi numeri, ma anche con una palazzina in più, il Roberto Rocca Innovation Building: circa 20 milioni di euro investimento per seimila metri quadri dedicati in particolare a quel connubio di Medicina e Ingegneria che ha visto l’Humanitas aprire nel 2018 un corso ad hoc con il Politecnico di Milano (Medtec) per permettere agli studenti di conseguire il doppio titolo.

Aule per la didattica e lo studio al piano terra, laboratori al secondo e terzo piano per sperimentare le ultime tecniche di stampa 3D, lavorando alla creazione di tessuti e organi che simulano quelli dei pazienti anche nella loro densità. In un altro laboratorio si costruirà invece il paesaggio cellulare e molecolare della malattia, utilizzando microscopi di nuova generazione a “foglietto di luce“ che combinano insieme tantissimi marcatori. A chiudere il quadro, spazi dedicati all’intelligenza artificiale e allo sviluppo di start-up.

Il presidente Gianfelice Rocca ricostruisce passo dopo passo la "straordinaria cavalcata" di Humanitas University, dalla sua fondazione in un prato di periferia agli ultimi ranking che la vedono tra i primi 170 atenei al mondo, senza dimenticare le prossime sfide e anche qualche preoccupazione, dalla "tecnologia spesso ancora insostenibile dal punto di vista economico" all’intelligenza artificiale, che deve mettere al centro anche l’etica, passando da "risorse scarse". "Con le tariffe ferme al 2011 siamo in una situazione di espulsione del sistema “diversamente pubblico“ dal servizio sanitario nazionale – ricorda dal palco –. L’invito che vorrei fare collettivamente è a una riflessione. Se voi pensate che il ‘diversamente pubblico’ sia veramente utile e necessario dobbiamo fare qualche cosa".

Ad ascoltare l’intervento c’è il ministro Orazio Schillaci, che poco prima - ricordando la popolazione internazionale dell’Humanitas, si è focalizzato - come il governatore lombardo Attilio Fontana e il sindaco Giuseppe Sala - su due temi caldi, cervelli in fuga e attrattività del sistema universitario. "Possiamo essere competitivi soprattutto se puntiamo lo sguardo verso il futuro e sul mondo. E se si è aperti all’integrazione tra ricerca scientifica e attività clinica, nonché alla contaminazione dei saperi".

"Il professionista sanitario del Terzo millennio - ha aggiunto - deve saper governare l’intelligenza artificiale e le innovazioni tecnologiche, ma queste abilità devono andare di pari passo con la capacità di tenere alta l’attenzione verso la persona. Un buon professionista sanitario deve farsi contaminare da antiche e nuove competenze". A sottolineare il ruolo fondamentale delle competenze relazionali - accanto a quelle scientifiche - è stata anche una studentessa di Infermieristica, Bianca Fidato, che ha ricordato Chiara, una paziente: "Dietro ogni diagnosi c’è una storia".

Con il primo discorso da rettore di Luigi Maria Terracino e la lezione di Medicina di precisione di Mark A. Rubin, direttore del dipartimento di Ricerca biomedica dell’Università di Berna, si guarda ai prossimi passi. A giugno verranno inaugurati due laboratori e per il 2025 si è già al lavoro per rendere operativo un maxi Proton center: "In questo momento stiamo finalizzando la protonterapia - ha annunciato Rocca - con un investimento di 40 milioni di euro".