Ho visto un re come Jannacci

Enrico

Beruschi

abbiamo visto tutti e ci siamo sorbiti ore di commenti televisivi; era meglio la canzone di Dario Fo, portata al successo da Enzo Jannacci, più vera, più spontanea, più profonda: andate a risentirla e ve la potete gustare. Sono andato a vedere il testo su “Uì chi pedia” e contiene una grafia milanese orripilante e, credo, inventata, ma quello che conta è il concetto. Povero Carlo, è arrivato Povera stella, quante ne raccontano su di lui, a partire dalla moglie attuale, per tornare a santificare la prima e qualcuno avanza dei sospetti sulla paternità del rosso, pieno di rabbia, manovrato dalla dolce metà. Ma torniamo a casa, è piovuto un po’ e subito sono successi dei disastri; dispiace per la povera gente, che ha dovuto sopportarne le conseguenze, però, parlandone in giro, nessuno ha notato le schiere di volontari, che, nei mesi di siccità, si sono dati da fare per pulire gli alvei dei torrenti e dei fiumi. Le televisioni non ne hanno parlato e avrebbero potuto farlo, visto la quantità di balle che raccontano; il fatto è che nessuno abbia pensato, che avrebbe potuto piovere di nuovo. Qualcuno ha visto ruspe pulire il letto dei fiumi? Schiere di camion portare via ghiaia e terra? Compagnie di volonterosi scavare i torrenti, muniti di picconi, vanghe e carriole? Tutti parlano e pontificano; prendiamo l’inquinamento, danno la colpa alla plastica, ma io non ho mai visto una bottiglietta di plastica buttarsi via da sola. Bisogna cominciare da piccoli: il mio papà non mi lasciava gettare a terra nemmeno la carta di una caramella.

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