"Ho avuto cancro e paura La ricerca mi ha donato speranza"

"Il cancro è dolore ma la ricerca è speranza", dice Stefania Tozzini (nella foto), 45enne nata in provincia di Novara. Tozzini, oggi lavora all’ufficio stampa del Comune di Milano, ha 23 anni quando scopre uno strano rigonfiamento al collo che viene attribuito inizialmente dai medici allo stress. Solo grazie all’intuizione di un’endocrinologa - che stava conducendo una ricerca molto particolare sull’incremento di tumori alla tiroide fra le donne di giovane età - Stefania scopre di essere affetta da una forma tumorale aggressiva. Proprio per sostenere la ricerca sui tumori che colpiscono le donne domani per la Festa della Mamma, torna anche a Milano l’appuntamento con l’Azalea della Ricerca. Nelle piazze ci saranno i volontari di Fondazione Airc per distribuire l’Azalea e una speciale Guida a fronte di una donazione.

Stefania, possiamo ricostruire la sua vicenda?

"Era il 2000. Tornata dal mare mi era comparso uno strano rigonfiamento al collo che non mi dava tregua: facevo fatica a deglutire, era come se avessi una pallina in gola. La prima diagnosi è stata di stress. Ma la cosa non mi convinceva: avevo una famiglia da “mulino bianco“, due gemelli di un anno e mezzo, un marito che mi amava, un lavoro al Comune di Milano… Ho fatto altri accertamenti. Alla terza ecografia il quadro si è fatto più chiaro".

Cosa è emerso?

"Quello che non appariva chiaro ad altri medici lo è stato per un’endocrinologa dell’Humanitas, Laura Fugazzola, che stava conducendo uno studio sul legame fra l’incremento dei casi di tumore alla tiroide fra le donne di giovane età in Europa e il disastro di Chernobyl. Era il 19 luglio del 2000: mi disse che dall’esame emergeva che avevo un tumore alla tiroide, aggiungendo subito dopo che era curabile. Quella parola è stata la mia scialuppa di salvataggio: per me tumore era sinonimo di morte. Il mese dopo l’asportazione della tiroide il mese dopo: i medici scoprirono che avevo una forma molto aggressiva, avvinghiata a un nervo delle corde vocali che venne tolto, assieme a diversi linfonodi metastatici. Ci ho messo sei mesi per tornare a parlare bene. Ma lo scoglio più duro è arrivato quando mi sono sottoposta alla radioterapia metabolica, con tre giorni di isolamento in ospedale. Lì sono crollata psicologicamente".

Come ne è uscita?

"Grazie all’energia dei miei bimbi e all’ironia di mio marito. Il cancro l’ho sconfitto dopo sei mesi. Ancora oggi devo fare controlli ma non mi sono fatta abbattere: la laurea, un master. Non ho permesso al tumore di rubare i miei sogni".A.L.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro