
Riccardo Cozzoli, titolare del ristorante Marino, di fianco alla sede del Comune
MILANO – Marino batte Papà Francesco 2 a 0. Nella disfida dei ristoranti all’ombra della Galleria, è stato il locale di Riccardo Cozzoli ad aggiudicarsi pure il secondo round in Tribunale: i giudici hanno respinto il ricorso presentato dal vicino Paolo Bonomo e confermato la decisione di primo grado, intimando allo sconfitto di non reiterare i comportamenti che hanno portato all’accusa di concorrenza sleale; in caso contrario, verrà applicata una penale di mille euro per ogni violazione. Il doppio verdetto potrebbe non essere risolutivo: facile pronosticare nuove tensioni se i due imprenditori non troveranno un modo di convivere.
L’ultima parte della storia – che ha avuto come prologo la “guerra dei cartelli” datata 2016 e come passaggio intermedio una diffida del Comune a Papà Francesco nel 2021 – inizia la sera del primo ottobre 2023, quando, stando ai fotogrammi agli atti del processo, Bonomo, “con modi violenti e maleducati”, entra al Ristorante Marino e si avvicina a sei commensali cinesi: “pretende” che si alzino per spostarsi nel locale di fianco, sostenendo che in realtà fosse quella la loro destinazione originaria (sulle orme della popstar Jay Chou) e che sia stato Cozzoli a sviarli. Risultato: i sei e altri quattro se ne vanno senza cenare. Gli screzi sono quotidiani e originano tutti dalla stessa questione: il titolare di Papà Francesco è convinto che i turisti asiatici abbiano il suo ristorante come unico punto di riferimento, ma che poi si infilino nell’altro perché tratti in inganno da gestore e camerieri. Così in più occasioni nel 2024 mostra cartelli ai cinesi seduti al Ristorante Marino per convincerli che il posto suggerito da Dianping (l’equivalente orientale di Tripadvisor) non è quello, bensì Papà Francesco. La linea difensiva di Bonomo è la seguente: le condotte denunciate dal titolare del Marino sono “scriminate” dal comportamento illegittimo e scorretto della controparte. Un assunto che per il collegio presieduto da Idamaria Chieffo poggia sul “presupposto indimostrato e inverosimile che la pressoché totalità della clientela asiatica che si trova a transitare in via Marino a Milano sarebbe diretta al Ristorante Papà Francesco, e ciò sia per la fama di cui godrebbe tale locale, in quanto frequentato da celebrità asiatiche durante i loro soggiorni a Milano, sia in ragione dei consequenziali investimenti effettuati dal suo titolare in marketing e pubblicità”.
Un assunto che rivendica “una sorta di “monopolio” sulla clientela asiatica”, ma che per il Tribunale “non ha trovato alcun riscontro”. A differenza delle condotte di Bonomo, documentate “dagli inequivocabili video”. In ogni caso, “anche ipotizzando che alcuni clienti avessero effettivamente prenotato presso il ristorante Papà Francesco, ciò non giustificherebbe comunque la loro “rincorsa” e il comportamento tenuto dal Bonomo laddove questi decidano poi di sedersi presso un altro locale”. Da qui il verdetto di rigetto.
Cozzoli, difeso dall’avvocato Anna Maria Marino, si dichiara pienamente soddisfatto di quanto deciso dal Tribunale. Bonomo prende atto del verdetto, non intende presentare ulteriori ricorsi (con uno ha tirato in ballo persino il presidente della Repubblica) ma ribadisce la sua tesi: “È assurdo. Per aver filmato dentro il ristorante Marino il cellulare di un cliente che aveva la mia foto e dunque stava cercando Papà Francesco, sono stato condannato. Ma quei clienti asiatici, accortisi dell’errore, sono venuti a mangiare nel mio ristorante, noto in Cina perché ho ospitato più volte la popstar Jay Chou”.