
di Nicola Palma
L’attività era ben strutturata e certamente andava avanti da tempo, anche se non c’erano capi: ognuno si muoveva con i propri canali, alcuni avevano un contatto diretto con i fornitori e lo facevano fruttare appena possibile. Prova della serialità sono ad esempio i precedenti di Mohamed El Quarradi, il più anziano degli arrestati con i suoi 55 anni: il primo ottobre del 2008 fu bloccato in Centrale con 44mila euro in banconote false e persino un foglio bianco con il timbro della Questura; otto anni dopo, il 29 marzo 2016, la polizia gli trovò in casa, in via Arquà 10, altri 15mila euro contraffatti. Evidentemente, l’uomo, che ora vive in via Esterle e che li custodiva il denaro fasullo da smerciare, non ha mai smesso, se è vero che nei giorni scorsi è finito in manette così come altri cinque nordafricani (quattro marocchini e un tunisino, più un altro indagato al momento irreperibile), a valle di un’indagine dei carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Duomo e della stazione Porta Garibaldi, coordinati dal pm Giancarla Serafini e dal capitano Matteo Martellucci. L’accusa: spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate.
L’inchiesta è scattata alla fine di febbraio del 2019, quando due inviati della trasmissione tv "Striscia la notizia", che stavano approfondendo una segnalazione relativa alla vendita di cellulari rubati in piazzale Loreto, si sono imbattuti in un giro di banconote false: a uno di loro, il tunisino Rochdi Bouchiha, che poi si è rivelato essere un pusher di hashish più che un fornitore di soldi falsi, ha pure elencato il listino prezzi (230 euro veri per mille euro artefatti, 460 per 2mila e così via). I militari hanno messo insieme quel filmato alle denunce dei titolari di alcuni esercizi commerciali del quartiere, pagati con banconote poi risultate carta straccia. Intercettazioni telefoniche e pedinamenti hanno fatto il resto, consentendo agli investigatori di ricostruire la rete del traffico (non contestata l’associazione a delinquere perché non è stata riscontrata "la ripartizione gerarchica di ruoli e funzioni") e di individuare tutti gli spacciatori di banconote. Molto accorti, avevano preso in prestito i nomi dei club di calcio più noti di Casablanca per le ordinazioni: per i pezzi da 50 euro si parlava di Raja, squadra che indossa abitualmente la maglia verde; per i pezzi da 100 si parlava di Wydad, i cui giocatori scendono in campo con le divise rosse. I sette usavano i soldi sia per le loro esigenze (il sospetto è che acquistassero merce per poi rivenderla sulle bancarelle improvvisate di via Martignoni, vicino al consolato marocchino) che per soddisfare quelle dei “clienti“, che di volta in volta richiedevano una determinata quantità di denaro per acquistare prodotti gratis. Dove prendevano quelle banconote così ben fatte? In una stamperia di Napoli. Il luogo non è stato individuato, nonostante i carabinieri siano riusciti a seguire le tracce di El Quarradi fino in Campania.