La raccolta di piccoli rifiuti, tra cartacce e mozziconi di sigarette, può diventare una grande occasione di riscatto. E se l’azione si fa in compagnia, pesa di meno. Tutto, poi, diventa ancora più leggero sotto le ali degli “angeli“. Gli “Angeli del Bello“ di Milano fondati da Simone Lunghi, istruttore di canoa della Canottieri San Cristoforo, che ha iniziato a darsi da fare per la città raccogliendo biciclette e rifiuti abbandonati sui fondali dei Navigli e poi ha creato una rete, nata tre anni fa. "Una ventina di squadre – spiega – con centinaia di persone che si danno da fare in più zone per tenere pulite le strade". Si lavora nel weekend. Nei gruppi vengono accolti anche cittadini sottoposti alla “messa alla prova“ oppure che devono svolgere lavori di pubblica utilità, in entrambi i casi su disposizione del Tribunale. "Con noi, ora, ce ne sono una ventina – fa sapere Doris Vergani, coordinatrice dell’esperimento (psicoterapeuta di professione) insieme a Matteo De Paolis – e una sessantina in lista d’attesa. In 15 hanno completato il percorso. È il giudice a stabilire le ore di lavoro, per ciascuno, e il programma viene poi stilato dall’Uepe, Ufficio di esecuzione penale esterna. La “messa alla prova“ si può disporre per una persona che ha commesso un reato, non di gravità sociale, e che è disposta a mostrare il suo impegno per la società. Invece, chi deve svolgere lavori socialmente utili, è stato condannato a svolgerli (generalmente, le persone che vengono da noi sono risultate positive all’alcol test)". Tra i volontari della “messa alla prova“, un quarantenne di El Salvador racconta che "ho commesso un errore in passato ma ho voluto rendermi utile per gli altri. Mi sono sentito a mio agio e ho anche imparato molto".
"Quando si lavora – sottolinea Vergani – tutti indossano la stessa pettorina, tutti si sentono parte del gruppo; si rafforza l’autostima, si elimina il senso di solitudine e di emarginazione". Vergani ha iniziato un anno fa, con il gruppo della zona Sarpi. "Siamo riusciti anche a coinvolgere la comunità cinese. E i residenti, anche cinesi, mostrano la loro gratitudine offrendoci caffè al bar e con altri gesti gentili". Simone Lunghi aggiunge che "in via Paolo Sarpi ormai è tradizione: abbiamo una sorta di “tesoretto“ per una pausa caffè. Tra le benefattrici c’è la signora Pinuccia, che ringraziamo. Questi piccoli gesti sono per noi combustibile per andare avanti".
Non solo: "Grazie ai contributi di più fondazioni – continua Lunghi – riusciamo a offrire una remunerazione a quattro “capisquadra“, persone che hanno fragilità di tipo sociale ed economico, per aiutarle. Un contratto di lavoro da 16 ore mensili". Tra loro, una donna di 49 anni: "Sono di origine cilena – racconta –, e mi sono separata da mio marito. Mi sono ritrovata senza nulla, con un figlio a carico. Questo compenso mi consente di andare avanti. Gli Angeli del Bello sono stati gli unici ad aprirmi una porta. Mi sono sentita subito accolta, senza nessuna discriminazione. Ho sentito l’empatia degli altri fin dall’inizio".