Gip: "Salvini non istigò gli odiatori"

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Dopo le parole “gentili“ dedicatele da Matteo Salvini all’epoca ministro degli Interni ("criminale", "pirata", "zecca tedesca", "viziata comunista"), in effetti a Carola Rackete, l’ex comandante della Sea Watch 3, arrivò sui social un po’ di tutto.

Tuttavia, i post "gravemente offensivi e minacciosi" da parte degli utenti, "non possono essere ritenuti in alcun modo", anche per la Procura, "diretta conseguenza" delle affermazioni del leader del Carroccio. E così ieri il gip Sara Cipolla ha accolto la richiesta del pm Giancarla Serafini e ha archiviato per il leader della Lega l’accusa di istigazione a delinquere. Salvini è già stato invece rinviato a giudizio per diffamazione nei confronti di Rackete, arrestata per poche ore per aver violato gli ordini delle autorità italiane e aver portato, la sera del 29 giugno di due anni fa, la sua nave nel porto di Lampedusa per fare sbarcare 40 migranti.

Per il gip Cipolla, per poter contestare l’istigazione a delinquere "il propalatore deve avere la coscienza e la volontà di istigare la commissione di reati" e "impiegare le parole per istigare, sollecitare le persone alla loro commissione". E ci deve essere la "volontà di turbare l’ordine pubblico".

Nel merito, le parole di Salvini, scrive il gip, non generano "il pericolo concreto ed attuale della commissione di ulteriori reati". E non incide nemmeno, ed è solo una "suggestione", il tema della "pericolosità dello svilupparsi di un “discorso dell’odio“ (hate speech)" introdotto dalla difesa di Rackete. Nessuna delle frasi del senatore, prosegue il gip, "contiene oggettivamente, e dunque concretamente, un invito concreto ed attuale alla commissione di delitti, mancando nelle parole impiegate l’induzione rivolta ad altri ad agire".

M.Cons.

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