
Topi intorno al monumento sul lato di piazza Cavour (NewPress)
Milano, 24 agosto 2018 - Cala la notte sui Giardini di Porta Venezia, ed ecco i musetti spuntare, offrirsi senza timidezze all’obiettivo. Sono topi. Scorrazzano a pochi metri dalle distese di tavolini affollati per gli aperitivi, tra l’erba e i fiori rosa che circondano il monumento a Camillo Benso. Insidiano, gli impuniti, il piede nudo della donna arrampicata al basamento, che rappresenta l’Italia, o forse la Vittoria, o la Storia, e incide il nome del conte di Cavour raffigurato in cima dallo scultore Odoardo Tabacchi nell’atto di presentare al Parlamento il progetto di legge per la proclamazione del Regno d’Italia. Il padre della patria sopravvisse meno di tre mesi al quel suo più grande successo; il monumento l’inaugurarono a quattro anni esatti dalla morte, il 6 giugno 1865, presenti il futuro re Umberto I e il primo sindaco di Milano Antonio Beretta.
La statua dell’Italia (o la Vittoria, o la Storia) ha un’altra mano, quella di Francesco Barzaghi, allievo di Antonio Tantardini che lo delegò per troppo lavoro, e il giovane, si dice, convinse a fargli da modella una bellissima studentessa del Conservatorio. Storie vecchie centocinquant’anni che si perdono nell’afa notturna del parco, popolata non solo dai suoi illustri e legittimi inquilini – il Cavour, l’Indro Montanelli chino sulla sua Lettera 22, più in là il Rosmini e poi l’Antonio Stoppani sul lato di corso Venezia –, ma da un’umanità dolente, inguattata tra le siepi perché non ha un altrove per dormire. Una notte di luglio il Giorno ne ha contati 26. Ombre, tra cui è difficile distinguere stranieri «transitanti» o «dublinanti» o «diniegati», oppure italianissimi disperati. Si stendono su teli lerci e spazzatura, resti di pasti poveri che attirano i sorci, «enormi, sebbene in teoria sia stata programmata la derattizzazione», protestano quelli che lavorano nel parco e i residenti. Lamentano anche scippi, commerci umani nel buio degli alberi, dove ultimi dei vivi condividono coi monumenti dei grandi l’assedio dei topi.