PAOLO VERRI
Cronaca

Genovese piange davanti al giudice "Ho perso il controllo della realtà"

L’ex imprenditore: abusavo di droga, ho capito soltanto dai video che la ragazza non era consenziente

di Paolo Verri

Occhi rossi dopo un lungo sfogo di pianto prima di lasciare l’aula, al termine di un interrogatorio durato diverse ore. Accanto ad Alberto Genovese, l’imprenditore accusato di aver violentato due ragazze di 18 e 23 anni dopo averle indotte a drogarsi, i suoi avvocati, Luigi Isolabella e Davide Ferrari, e la psicologa Chiara Pigni, che lo ha seguito nel suo percorso di recupero degli ultimi mesi. Mesi trascorsi ai domiciliari in una comunità di Cuveglio, in provincia di Varese, dove ha avuto modo di riflettere sugli anni trascorsi tra eccessi e serate a base di alcol e cocaina.

Nel corso del processo con rito abbreviato che lo vede imputato, l’imprenditore di 45 anni ha ripercorso davanti al gup Chiara Valori tutte le fasi della sua carriera. Dal successo rapidissimo – col portale Facile.it, venduto per una somma da capogiro, fino alla fondazione di Prima Assicurazioni, che ora ha lasciato – alla spirale autodistruttiva. Un salto, quello da “nerd“ di talento a capo di una start up che fatturava decine e decine di milioni di euro, che a suo dire non avrebbe saputo gestire e che dal 2016 in avanti lo avrebbe portato prima a bere molto e poi ad assumere coca e altre sostanze. Nell’ultimo periodo, prima dell’arresto nel novembre 2020, Genovese avrebbe "perso il contatto con la realtà". Annebbiato dagli stupefacenti, circondato da molte nuove conoscenze e ormai senza punti di riferimento, avrebbe perso il controllo. In quella fase, come ha spiegato in aula, Genovese faticava ad avere normali rapporti interpersonali; e lo stesso valeva con le sue partner. Il 10 ottobre di due anni fa, nel corso di una festa a Terrazza Sentimento durante la quale, secondo l’accusa, avrebbe violentato una sua giovanissima ospite, il quarantacinquenne non si sarebbe accorto di essere andato troppo oltre. E non avrebbe capito che la ragazza non era consenziente. Stordita con un mix di cocaina e ketamina, la diciottenne rimase per ore e ore chiusa nella stanza dell’imprenditore. L’ex re delle start up digitali, in aula, ha spiegato di aver realizzato quello che era successo solo "a posteriori", guardando i video delle telecamere di sorveglianza della casa; durante la serata, invece, non avrebbe realizzato la gravità della situazione. Una linea che ripercorre la consulenza tecnica della difesa, firmata dagli psichiatri Pietro Pietrini e Giuseppe Sartori, i quali hanno sottolineato come al momento dei fatti "la capacità di intendere e volere" di Genovese fosse "quantomeno grandemente scemata".

Lo stesso vale per la vacanza ad Ibiza, nel luglio di due anni fa, nel corso della quale Genovese avrebbe abusato di una ventitreenne insieme alla ex fidanzata Sarah Borruso; in quel caso, per l’ex re delle start up, la ragazza aveva acconsentito a fare sesso con la coppia e aveva assunto volontariamente massicce dosi di cocaina e ketamina che l’avevano fatta stare molto male, fino alle convulsioni. Solo nel corso del suo percorso in comunità, l’imprenditore ha capito quali potessero essere gli effetti di quella notte di sballo. A più riprese Genovese si è detto dispiaciuto per quello che ha fatto nel periodo in cui non era pienamente in sè. Cedute le quote dell’azienda e messo in vendita l’attico di piazza Santa Maria Beltrade, ha assicurato – come aveva già fatto a più riprese – di voler definitivamente cambiare vita. O almeno di volerci provare.