ANDREA GIANNI
Cronaca

Rozzano: perché i genitori di Daniele Rezza (anche se l’hanno “aiutato”) non sono stati indagati

Non hanno denunciato il figlio, nonostante il suo racconto del delitto, e il padre lo ha accompagnato nell’inizio della sua “fuga”, eppure i pm non sembrano intenzionati a procedere nei loro confronti. Il motivo? È nel codice penale

Rozzano, 14 ottobre 2024 – Il padre lo ha accompagnato in auto alla stazione ferroviaria di Pieve Emanuele, dopo l’omicidio: da lì Daniele Rezza avrebbe improvvisato un maldestro tentativo di fuga, con pochi euro in tasca e senza una rete all’estero, terminato quando si è trovato di fronte a un controllo della Polfer di Alessandria ed è crollato.

I genitori

La Procura di Milano ha valutato attentamente anche la posizione dei genitori del giovane che ha ucciso con una coltellata Manuel Mastrapasqua per rapinarlo di un paio di cuffiette wireless: allo stato non sono indagati, nonostante il concreto intralcio agli accertamenti dei carabinieri, la mancata denuncia e un contributo che, in linea teorica, avrebbe potuto essere decisivo nel favorire la fuga del killer e nel nascondere prove.

Non si può configurare, infatti, il reato di favoreggiamento proprio perché sono parenti stretti del ragazzo. Secondo l’articolo 384 del Codice penale, infatti, “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé medesimo o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore”.

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Rozzano, omicidio Manuel Mastrapasqua (nella foto) Per Pincioni - Cangemi Foto MDF

La giurisprudenza

Non punibilità che vale, quindi, per i reati come quelli di favoreggiamento personale, omessa denuncia, omesso referto, rifiuto di uffici legalmente dovuti, autocalunnia, falsa testimonianza, falsa perizia o frode processuale.

Un perimetro stretto da cui non si può uscire, spiega una fonte giudiziaria, se non in casi eccezionali come quelli legati al reato di associazione mafiosa.

Una materia che è finita anche al centro di diverse sentenze della Cassazione, per dirimere questioni giuridiche come, ad esempio, la posizione di persone che hanno nascosto in casa parenti latitanti e hanno favorito la fuga di ricercati.

Nel caso del delitto di Rozzano, dopo un’attenta valutazione, l’orientamento è quindi quello di non indagare i genitori di Daniele Rezza.

Gli interrogatori

Nel primo interrogatorio, davanti ai carabinieri e al pm Maria Letizia Mocciaro, il 19enne aveva spiegato di essere rientrato in casa dopo aver ucciso Manuel, di aver incontrato il padre e di aver confessato all’uomo l’accaduto solo la mattina successiva.

Il suo intento, secondo quanto ha dichiarato a investigatori e inquirenti, era quello di raggiungere Torino e da lì prendere un mezzo della compagnia Flixbus per raggiungere la Francia.

Un tema affrontato, ieri, anche nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Domenico Santoro. Il difensore di Rezza, l’avvocato Maurizio Ferrari, riassumendo la ricostruzione del suo assistito ha spiegato che il giovane "ha detto e non detto ai genitori, i quali non gli hanno creduto anche perché in passato aveva raccontato fatti” che poi lui stesso aveva ammesso che non erano mai avvenuti.

Inoltre ha ribadito che quando la notizia non era ancora pubblica le cuffie le ha gettate il padre e che lui "non pensava di averlo ucciso. Non ho visto sangue, non l’ho visto cadere”.

I trascorsi

Un'altra immagine di Daniele Rezza: nel tondo, la mano che regge il coltello
Un'altra immagine di Daniele Rezza: nel tondo, la mano che regge il coltello

Il difensore ha escluso volesse fuggire dato che aveva pochi euro in tasca e non aveva alcun indumento di ricambio. “Ha cominciato a dare dei problemi a casa poco più di due anni fa – ha continuato l’avvocato, che al termine dell’interrogatorio ha rinunciato al mandato – I genitori si sono resi conto che avrebbe dovuto fare un percorso mai cominciato», anche se, per un problema che ha, prende i farmaci in «modo costante» dall’estate del 2022.

"Ho rovinato due famiglie”, ha spiegato il 19enne. Per il loro comportamento i parenti di Rezza hanno ricevuto anche minacce e insulti sui social.

Proprio per la “sovraesposizione mediatica” è stata disposta nei loro confronti una vigilanza attiva radiocollegata, una forma di tutela più leggera della scorta. Il servizio di vigilanza attiva, la Vgr, dovrà essere ratificata dal Comitato per l’ordine e la sicurezza della Prefettura di Milano. La misura prevede che le forze dell’ordine, a intervalli regolari, passino in auto davanti a casa o al posto di lavoro delle persone che necessitano di una tutela.