Milano, 13 ottobre 2024 – “Ho fatto una cazzata a Rozzano”. Sono le 12.20 di ieri, stazione di Alessandria. Il diciannovenne Daniele Rezza è stato appena fermato dagli agenti della Polfer per un normale controllo: i poliziotti gli riconsegnano i documenti e lo mandano via. Lui percorre pochi passi, poi si volta di scatto e si avvicina: “Ho fatto una cazzata a Rozzano”.
Il delitto
Gli investigatori impiegano poco a collegare quella confessione a un delitto che il giorno prima ha monopolizzato l’attenzione di siti e quotidiani. Qualche ora dopo, il ragazzo viene preso in consegna dai carabinieri della Omicidi del Nucleo investigativo di via Moscova, guidati dal colonnello Antonio Coppola: è lui il killer di Manuel Mastrapasqua, il trentunenne magazziniere assassinato alle 3 di venerdì con un’unica coltellata al petto; è stato interrogato fino a tarda sera dal pm Maria Letizia Mocciaro, in vista di un provvedimento di fermo per omicidio.
La rapina
L’ipotesi della prima ora ha trovato conferme: l’uomo, che stava rientrando a casa dopo aver finito il turno nel punto vendita Carrefour di via Farini, sarebbe stato ucciso per un paio di cuffioni blu da 15 euro. “Volevo rapinarlo”, avrebbe ammesso. “Era rimasto in piedi, non ho visto sangue, non pensavo di averlo ucciso”. ha poi detto il 18enne ai carabinieri.
Chi è e cosa fa
Di mestiere fa il commesso in un supermercato, lo stesso della vittima per un tragico incrocio della sorte: negli archivi delle forze dell’ordine compaiono alcuni precedenti per reati contro il patrimonio, di cui uno commesso da minorenne. Anche il padre lavora in un esercizio commerciale, mentre la madre è una commessa di un notissimo negozio di piazza Duomo.
Le indagini
I militari erano già sulle sue tracce: non conoscevano ancora le generalità del ragazzo, ma ne avevano individuato con chiarezza la sagoma nelle immagini delle telecamere ed erano già riusciti a ricostruire il percorso fatto l’altra notte, arrivando a isolare anche il quartiere in cui era residente.
La dinamica
Ecco la ricostruzione, stando alle prime informazioni. Daniele Rezza esce di casa attorno alle 2.40, partendo dalla zona di viale Campania: indossa una tuta nera e un cappellino bianco e ha con sé un coltello (alcuni occhi elettronici rimandano il riflesso della lama alla luce dei lampioni), che tiene nella mano destra e che di tanto in tanto infila nei pantaloni. Negli stessi minuti, Manuel sta percorrendo l’ultimo tratto di strada che lo separa dall’appartamento di via Lillà 13 dove vive con la madre e il fratello: non si sa ancora se abbia preso il tram 15 da piazza Duomo o se invece sia salito su un mezzo della linea 3, ma di sicuro alle 2.54 una telecamera lo riprende mentre sta camminando a piedi: messaggia con la fidanzata residente in Liguria, i due si mandano vocali su Whatsapp.
L’aggressione
L’ultimo non verrà mai inviato, lasciando la scritta in sospeso “Sta registrando un audio”: sono le 2.56, e in quel momento avviene l’aggressione. Non ci sono filmati che la immortalano, ma quasi certamente il rapinatore si avventa contro Mastrapasqua in viale Romagna per strappargli i cuffioni blu; la vittima reagisce, e a quel punto l’altro gli sferra un fendente al torace, per poi scappare con un accessorio di pochissimo valore.
La pattuglia
Un minuto dopo, passano di lì due carabinieri in pattuglia della tenenza di Rozzano, che si accorgono subito di quello che è successo e chiamano i soccorsi: la corsa in ospedale e il tentativo di operarlo non basteranno a salvare la vita al trentunenne. Le indagini scattano immediatamente, alimentate dalle immagini delle telecamere: alcuni frame mostrano un’ombra che si allontana e due persone, che sarebbero state già individuate dai militari, che avrebbero assistito al raid killer e che presto potrebbero essere convocate per avere la loro versione dei fatti.
I pantaloni lavati
Nel frattempo, Daniele Rezza è già tornato a casa: confessa il delitto ai genitori che all’inizio non gli credono. Ma il giorno dopo il padre lo accompagna alla stazione di Pieve da dove prendere il figlio prende il treno per il Piemonte
La perquisizione ha inoltre fatto emergere che i pantaloni che aveva addosso l’altra notte erano già stati lavati. E qualcuno si è disfatto dei cuffioni, gettandoli in un cestino della spazzatura vicino a un distributore di benzina, a cinque minuti di strada a piedi da casa: non può essere stato il diciannovenne a farlo.
L’arma
Il coltello non è stato ancora trovato: il ragazzo se n’è liberato lungo il tragitto di ritorno. Sabato mattina è salito sul treno diretto in Piemonte: magari pensava di espatriare in Francia, ma al primo controllo è crollato confessando tutto.