MARIANNA VAZZANA
Cronaca

"Vengo, troviamo oro, soldi e usciamo". I colpi-lampo della gang degli albanesi / VIDEO

Undici arresti. Uno era un insospettabile calciatore di Eccellenza

Uno dei colpi della banda ripresi dalle telecamere

Milano, 26 novembre 2017 - «Ho aperto una cassaforte», «ho preso 30mila euro», «Abbiamo dei Rolex». Si vantavano dei colpi messi a segno mentre erano a bordo delle loro auto di grossa cilindrata o al cellulare. Ignari di essere intercettati. Ragionavano sulle zone da colpire, raccontavano di aver svaligiato case «mentre all’interno c’erano i proprietari». Suggerivano di «non lavorare più di una o due volte a settimana», per non dare troppo nell’occhio.

Ma sono stati inchiodati dai carabinieri anche grazie a questi loro autogol. Parola non casuale. Perché nella banda di undici albanesi accusati di aver razziato appartamenti, negozi e auto tra Milano, Abbiategrasso, Vermezzo, Villa Cortese, Rescaldina, San Vittore Olona, Grumello del Monte, Cislago, Cerro Maggiore e Albairate, c’è pure Viserjan Lleshaj, 30 anni, centrocampista che milita in Eccellenza nella Bergamasca. Incensurato, è finito ai domiciliari. Per altri dieci, pregiudicati, tra i 21 e i 47 anni, è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere: sei sono dietro le sbarre, altri quattro irreperibili. Tutti sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti: 25 i colpi accertati, la maggior parte a segno tra la metà del 2016 e la prima parte del 2017. E grazie alle “confessioni” involontarie al telefono è stato possibile risalire ad altre razzie, risalenti perfino al 2012. L’operazione “Alba di notte”, così chiamata per l’abitudine dei ladri di agire nottetempo, si è conclusa: l’ordinanza è stata eseguita venerdì dai carabinieri fra Milano, Bergamo e Novara.

Uno degli arrestati è stato catturato dopo un inseguimento. Anche se due degli indagati, Saio Kola e Sokol Shogeja, controllano tramite ujna apparecchiatura elettronica la presenza di cimici dei carabinieri nella loro auto, al telefono gli albanesi parlavano spesso troppo. «Dopo meno di una settimana vengo – spiega uno di loro – troviamo più di 200 grammi, circa 5mila euro...Solo entriamo, apriamo i casetti e poi usciamo...». Insomma, come bere un bicchier d’acqua, per loro. E un altro guarda il calendario. «Speriamo di lavorare da gennaio a marzo, in quel periodo abbiamo sempre fatto i soldi...». Il comandante della Compagnia di Abbiategrasso Antonio Leotta spiega: «La banda si avvaleva di strumenti da scasso molto efficaci, da cesoie professionali a trance che tagliavano ferro e acciaio con facilità impressionante». L’indagine è partita dal monitoraggio di tre box a Milano, Trezzano e Gaggiano, individuati in una precedente indagine come voci dove nascondere auto rubate. Si è scoperto che le autorimesse continuavano a essere utilizzate dalla banda per occultare auto di grossa cilindrata rubate, poi usate per i sopralluoghi prima di nuovi colpi.