Dopo lo sgombero del 31 luglio, la città si interroga adesso sul futuro della Casa albergo. Per ora l’amministrazione non ha chiarito quale progetto e quale funzione sarà realizzata per l’edificio di via Fogagnolo, che per decenni ha accolto lavoratori, fragili e sfrattati. Si sa, però, che la struttura sarà messa in vendita. Anzi, è già stata messa in vendita. Nel 2020 la Casa albergo era stata inserita nel piano delle alienazioni dei beni comunali. Un piano validato dalla Corte dei Conti, che faceva parte del più ampio programma di rientro dai pesanti debiti che avevano determinato la procedura di predissesto dell’ente (26 milioni di disavanzo e 14 milioni di arretrati verso i fornitori). Nel dicembre del 2021, con larghissimo anticipo, la Giunta aveva annunciato di aver già concluso tutto il recupero dei “buchi“ e, quindi, di aver portato a termine il piano. La Casa albergo, tuttavia, è sempre rimasta nel pacchetto delle alienazioni. A novembre il Comune è uscito con una manifestazione di interesse per la vendita degli immobili di via Croce a 3 milioni e di via Fogagnolo a 2,6 milioni.
A febbraio è poi arrivata la proposta della società Invimit Sgr Spa con un importo non vincolante, incluso in un range che va da 2,2 a 2,3 milioni di euro. A oggi è questo l’ultimo atto ufficiale passato dalla Giunta, durante una riunione a cui non ha partecipato l’assessore all’Urbanistica Antonio Lamiranda di FdI. "Manterrà una funzione pubblica", ha scritto su Facebook l’assessore ai Servizi Sociali Roberta Pizzochera, rispondendo a un commento dopo lo sgombero. Tuttavia, la manifestazione di interesse di novembre non dà alcun vincolo al futuro operatore. Non solo. Nel 2020 l’amministrazione aveva avviato la variante e il cambio di destinazione urbanistica degli edifici di via Croce e Fogagnolo, "dal piano dei servizi al piano del tessuto urbano consolidato".
Tradotto: lì possono andare funzioni nell’ambito del terziario-direzionale. Per essere ancora più chiari: un albergo tour court, come si ipotizzava nel 2019, uno studentato oppure uffici, secondo le regole ormai irreversibili del Pgt. Quindi, non "una funzione pubblica", ma nel migliore dei casi una funzione di interesse generale, un contenitore in cui ricadono le strutture ricettive. Anni fa, una cooperativa del territorio aveva espresso interesse nel creare un edificio misto tra residenziale e servizi: l’ipotesi non fu poi portata avanti, così come la vendita sul mercato per farne un albergo. Gli uffici comunali sconsigliarono quell’operazione, suggerendo di attendere tempi migliori. Che, evidentemente, ora sono maturati.