SuperstudioPiù, il designer virtuale che pensa e spiega l’intelligenza artificiale: “Non dobbiamo guardarla con sospetto”

Fuorisalone 2024, Gisella Borioli racconta le ultime novità in zona Tortona e l’avatar Zed: “È in grado di dialogare e argomentare sulla realtà e sul futuro”

Gisella Borioli, ceo del SuperstudioPiù

Gisella Borioli, ceo del SuperstudioPiù

Milano – Uno dei temi di questo Fuorisalone al SuperstudioPiù curato da Gisella Borioli e Giulio Cappellini è l’interazione tra l’essere umano e l’intelligenza artificiale. È il momento della riflessione sui segnali del tempo, su come eravamo e cosa saremo. Oggi, al bivio tra l’era analogica e il futuro virtuale, Superstudio con il titolo “pensare differente” apre le porte a una riflessione che coinvolge soprattutto la Gen Z.

Il design del futuro e la generazione dei ventenni di oggi, com’è il loro approccio ai progetti digitali?

"Molto naturale. I ragazzi nati dal 2000 in poi parlano un altro linguaggio, vivono già nel futuro. Abbiamo aperto e affidato a loro una sezione che si chiama “superdigital”, loro approcciano questo mondo immateriale con estrema facilità".

Un esempio di creatività digitale?

"Abbiamo realizzato insieme un avatar genderless, l’abbiamo chiamato Zed, è stato istruito da noi su cos’è il Superstudio, ma l’avatar Zed da solo è in grado di argomentare sulla realtà del design e su come potrebbe essere il design del futuro. È possibile instaurare una conversazione, ti risponde, lo vedi pensare. Questo avatar è un prodotto interamente di IA. Ecco, per me è stato uno stupore, per i ragazzi con cui ho lavorato era tutto normale, cioè è già il loro mondo".

Quale consiglio può dare chi, come lei, ha grande esperienza di prodotti di design a chi si relaziona con un design interamente immateriale?

"Il design è fatto di oggetto e di progetto, e il progetto ha molte facce, la più importante è la cultura che c’è dietro, e quella deve restare umana. L’uomo deve prendere spunto dall’AI, ma deve imparare a dominarla. Bisogna approcciarla non con sospetto, ma con curiosità e profondità. Non ci dobbiamo spaventare dobbiamo saperne di più, usarla come chance, altrimenti il rischio è diventare una società dei robot".

Il filrouge “materiale” di questa edizione?

"Abbiamo spinto sui prodotti e sui materiali innovativi, uno fra tutti tipo il rubinetto che fa risparmiare il 95% di acqua, ad esempio. E poi il design inclusivo, una serie di arredi innovativi studiati per le particolari esigenze e attività dei bambini autistici. Tutto creato da Mara Bragagnolo".

A proposito di futuro e di “pensare diverso“, il format dei fuorisaloni che si ripete uguale da anni va ripensato? E come può cambiare?

"Ho tentato per anni di parlarne al Comune per cercare di mettere dei filtri, dei paletti al fiorire di Fuorisaloni ovunque. Da una parte il dialogo con il Salone è sempre stato difficilissimo. Dall’altra il Fuorisalone è fatto di individui alcuni che investono nel design e alcuni che approfittano del design, degli affari piccoli e grandi che porta e, alla fine, come fai a mettere d’accordo tutti, chi controlla? Siamo fortunatamente una società libera, non so come sarà il futuro, a volte quando le cose evolvono troppo implodono".

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