
Frodi fiscali sulla manodopera legate al clan Accorinti-Melluso, 12 arresti in Lombardia, il grosso nell’hinterland milanese. Indagine certosina durata a lungo guidata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano. Sul campo a ricostruire il sistema fasullo di facchinaggio impiegato nella logistica, all’apparenza del tutto normale, i finanzieri di Gorgonzola del capitano Fabio Gorgoglione che hanno grattato sotto la crosta portando alla luce il marcio: regimi agevolati su Iva e Irap non dovuti, ingiusti profitti per 10 milioni di euro, la stessa cifra sequestrata dalle fiamme gialle. Un’architettura complessa e ingegnosa con decine di piccole e piccolissime società nate e morte nel giro di poco tempo per non dar nell’occhio e aggirare le regole sulle imposte. Un modus operandi sconfinato nel “416 bis 1“, l’agevolazione di associazione mafiosa, perché dietro a tutto ci sono le mani della ‘ndrangheta. A tirare le fila, a metterci la faccia, un gruppo di imprenditori, da ieri in manette – sette in custodia cautelare in cella, cinque ai domiciliari, ma in tutto gli indagati sono 31 – specializzato ormai in quella che era diventata una pratica consolidata. Anche con la complicità di finti lavoratori, prestanome, di fatto, come tanti intestatari delle ditte al centro dell’inchiesta. Ieri, il blitz allargato al riciclaggio di proventi illeciti e al contrasto alla criminalità organizzata. Base operativa il Milanese, ed è dal presidio della guardia di finanza di Gorgonzola specializzato nel contrasto ai reati fiscali che è partito tutto. Così sotto la lente degli inquirenti sono finite le false fatture per operazioni inesistenti emesse da aziende vere.
La prestazione da remunerare era la somministrazione di lavoro, in realtà era tutto fittizio, ma era costruito come se non lo fosse e scattavano le agevolazioni sulle tasse. Il secondo passaggio del piano era vuotare le società che aprivano e chiudevano in continuazione, sconfinando a volte in reati fallimentari, anche questi contestati dagli investigatori. Tutto costruito sulla domanda di bassa manovalanza del movimento merci che ha sempre bisogno di braccia. I sodi risparmiati servivano a foraggiare attività illecite sempre attraverso una rete di "teste di legno". A tirare le fila però sarebbero stati capibastone. Un quadro probatorio suffragato anche dalle intercettazioni per questa inchiesta lunga e complessa.
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