Frau Knam, la regina del cioccolato Alessandra Mion: “Ernst mi ha salvato, ma ora creo da sola”

Milano, la pasticcera si racconta: “Sono un’allieva che adora raccontare quello che sperimenta”

Ernst Knam e Alessandra Mion

Ernst Knam e Alessandra Mion

Milano – Intuisce la domanda dal primo accenno. E anticipa la risposta, ben sapendo che il quesito è una tassa da pagare a giornalisti e curiosi, quasi sempre unanimi nel chiedere se lei, moglie di Ernst Knam, non senta l’esigenza di essere considerata per quella che è, senza l’inevitabile connessione al famoso Maître Chocolathier di via Anfossi 10. Serena, ma risoluta e decisa, Alessandra Mion mette subito i puntini sulle “i”: “Senta, il ruolo di regina consorte non mi si addice. Ernst è l’uomo della mia vita e lavoro all’interno dell’azienda che porta il suo nome. Ma sappia che il fatto di essere la sua compagna non annulla il mio ruolo professionale. Ho una mia identità ed è ben diversa dalla sua”. Touché!

Anche se la considerazione successiva viene istintiva: “Lei ha però accettato di presentarsi al pubblico con il nome di Frau Knam”. “Vero – risponde –. Ma è stato un gioco. Condiviso da entrambi. Anzi, a dare inizio a tutto è stata un’idea di Ernst che si è rivelata come una ciambella di salvataggio”.

Il chiarimento s’impone. “Stavo vivendo malissimo i mesi del Covid. Mi sentivo disarcionata. E lui mi ha aiutato a reagire”. Come? È lei stessa a ricordarlo: “Mi ha detto: adesso ti insegno. Mi invitato a preparare un dolce e ho accettato, seppure dopo un’iniziale resistenza”. Eureka! Ernst riprende la scena e la lancia su Instagram con tanto di commento; il profilo social di Alessandra comincia ad animarsi in maniere esponenziale; le domande arrivano senza sosta, dirette allo chef ma mediate dalla moglie. Tipo: “Ho problemi con la frolla perché mi cadono i bordi. Come mi devo comportare?”.

Ed è una rivelazione. Dopo un post, un altro ancora. Frau Knam comincia ad interagire con chi la segue sul suo blog e ad acquisire una sua credibilità, riuscendo a conciliare la sua passione per le torte, le frolle e la pasta à choux con quella per la comunicazione, affinata in anni indimenticabili all’editrice Skira. E arriva la sua consacrazione. La si vede nel programma “I fatti vostri” su Rai 2 al fianco del marito. Firma da sola il libro “La pasticceria per tutti” dopo quello con Ernst (“Knam&Knam. Con noi tutti possono diventare pasticceri”).

E il 2 ottobre 2021 apre l’elegante “Frau Knam” al 19 di via Anfossi , una “boutique” che pare una gioielleria di cose buone, dove trovare preparazioni distinte da quelle proposte dal “re del cioccolato” sul marciapiede opposto: bignè, cannoncini, praline, tavolette e una serie di prelibatezze dal packaging femminile.

Come dire: moglie, madre (“Io ed Ernst abbiamo due deliziosi figli di 11 e 13 anni”), parte attiva dell’azienda Knam ma anche manager di un brand tutto suo. E allora via con i simpatici “distinguo” di una coppia dove la diversità è percepita come un valore. Ernst ama il colore viola? Alessandra preferisce il rosa e il fucsia. Lui è un vulcano? Lei è più razionale, carattere distintivo che le ha comunque permesso di gestire la sua iniziale timidezza.

Al ristorante il marito assaggia tutto? Non propriamente lei, più selettiva e con qualche tabù tipo "piccione, animelle o robe simili”. Del resto, per chi crede all’astrologia, le differenze tra i coniugi ci sono: lui Capricorno ascendente Leone; lei gemelli ascendente Vergine con 5 pianeti in Toro. Tant’è.

È un momento di grande vivacità per Alessandra. Che ogni mese o quasi organizza un corso per convincere estimatori ed estimatrici quanto sia piacevole e anche terapeutico creare un dolce. Che presto affronterà l’esame da sommelier perché la sua voglia di misurarsi con nuove sfide non è esaurita. E che si presenta per quello che è e vuole continuare ad essere. “Non mi definisco una pasticciera professionale. Sono e rimango un’allieva pasticcera che adora raccontare quello che sperimenta. Moglie di Knam? Certo. Ma che fa e sa fare”.

Alessandra Mion chiude l’incontro parlando della città in cui è nata e cresciuta e di quella dove vive e lavora da quando aveva 16 anni. Giura di amare Milano, ammettendo di avere meno simpatia per i milanesi "quando hanno la puzza sotto il naso”. E confessa di avere un po’ di nostalgia per la sua Venezia, dove “le persone che s’incontrano per strada si salutano”.

Congedandosi con il suo aforisma preferito: “Non è finita finché non è finita”. Mantra allusivo e autobiografico: c’è sempre un modo per reagire, per reinventarsi. E per rinascere.

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