La nomina ad assessore a Gabriele Vitalone – fratello di Giovanni Vitalone, condannato per ‘ndrangheta nel 2017 – accendono il dibattito oltre i confini comunali. Ripescato in squadra dalla sindaca Magda Beretta, dopo essere stato ‘sfiduciato’ ai tempi dell’inchiesta, Vitalone da poco ha assunto le deleghe a Sanità e gestione attività vaccinale Covid19, Commercio, Suap, Scuola e istruzione, Mobilità e trasporto. "Se prima la sindaca riteneva Vitalone estraneo ai fatti, perché ne ha revocato l’incarico? Se, al contrario, non lo riteneva estraneo ai fatti, come mai oggi gli affida nuovamente la nomina? Credo che una spiegazione sia quanto meno doverosa da parte della sindaca e della Lega tutta", dichiara Eleonora Evi, europarlamentare dei Verdi europei. "Nulla di personale, ma la pubblica amministrazione dovrebbe stare a debita distanza da nomi legati a clan, anche se non direttamente coinvolti in inchieste – afferma Luigi Piccirillo, consigliere regionale del M5S Lombardia –. Lo dobbiamo alle vittime di mafia e ai cittadini che meritano un governo al di sopra di ogni sospetto o ombra. Beretta, e la Lega dovrebbero spiegare il perché di una scelta tanto discutibile".
Risponde secca la sindaca Beretta: "Perché se il caso è chiuso da anni, Gabriele Vitalone mai accusato di nulla, né indagato, deve ancora essere etichettato per colpe che non ha? Perché io devo essere menzionata per un qualcosa che non riguarda né me, né l’ente che rappresento, né le mie azioni? La magistratura ha già da tempo determinato la situazione con sentenze, possibile che altri debbano giudicare ancora dopo tutti questi anni? Ogni giorno c’è molto da lavorare e con grande fatica e dedizione cerco di portare avanti con la squadra che mi sostiene il perseguimento del bene comune e della comunità con totale trasparenza, pertanto confido che si venga giudicati per ciò che le persone fanno, non attribuendo loro colpe di altri". Monica Guerci
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