Andrea Spinelli
Cronaca

Francesco Gabbani: "Questo vivere sdoppiati trasfigura la nostra realtà"

Il cantautore di Carrara analizza la società nel suo ultimo “Frutta malinconia“. L’intervista anche sul format Sound Check sul sito web del nostro giornale.

Alle falde del Kilimangiaro. Anzi no, di Riccione. Francesco Gabbani nell’ultimo singolo “Frutta malinconia” per raccontare l’oggi si affida all’hully gully di una quotidianità in cui fatica un po’ a riconoscersi, come spiega nello studio di “Sound Check”, il format musicale disponibile pure sul sito web e sui social del nostro giornale, nell’attesa di consegnarla alle playlist, o più appropriatamente al ‘juke-box’, dell’estate.

“Cito quella hit anni Sessanta di Edoardo Vianello per parlare di oggi e di una realtà fatta di controsensi, di forzature, del voler essere quel che non siamo” spiega il cantautore carrarese, 41 anni, che firma il pezzo assieme al fratello Filippo, a Fabrizio Degli Innocenti e a Gino Pacifico. "Una contemporaneità caratterizzata dal vivere sdoppiati, digitalizzati, che a me continua ad andare un po’ stretta".

Il pezzo guarda al presente col dolce abbrivio dei ricordi.

"Gabriel García Márquez sosteneva che la vita non è tanto quel che ti succede, ma quel che ti ricordi del passato e come te lo ricordi. Insomma, l’espressione di chi siamo è filtrata da quel che abbiamo vissuto e, soprattutto, dalla memoria che ne conserviamo. Il nostro cervello tende a eliminare un po’ della malinconia di questa frutta per lasciare la dolcezza".

Quell’ ‘illogica allegria’ di cui parlava Gaber.

"Diciamo una sorta di allegria liberatoria. Tutti dovremmo avere il desiderio, se non il bisogno, di cambiare le cose. E quando prendi atto che questa necessità non è poi così diffusa forse un po’ di allegria, seppur illogica, è l’unica scappatoia che resta".

Nel pezzo c’è pure la voce del Signor G.

"La canzone parla del ‘mare di dubbi in un cielo di sì di questi anni affannati da ‘avanti, indietro, su e giù, di qua, di là, a destra, sinistra’ davanti a cui mi è sembrato giusto far dire ‘basta!’ a Gaber in persona. Quello di ‘Destra Sinistra’. I suoi eredi editoriali hanno ascoltato la canzone e mi hanno concesso di usare quel campionamento vocale gratuitamente, cosa che mi inorgoglisce molto".

Spiazzato dai tempi?

"Oltre a questo spasmodico bisogno di essere quel che non siamo, di avere quel che non abbiamo, a spiazzarmi è la ricerca di una velocità di comunicazione che finisce col prescindere da ogni approfondimento. Per andare a fondo delle cose, infatti, occorre tempo. Altrimenti diventa veloce e poco profondo pure vivere l’emozione e il sentimento".

E se uno avesse tempo per approfondire questo suo decennio di musica, cosa scoprirebbe?

"Probabilmente la parte più intimista della mia musica. Il pubblico più attento già la conosce, ma quello che m’ha scoperto grazie ad ‘Occidentali’s Karma’, ‘Amen’ o ‘Viceversa’ magari no. Parlo del mio lato cantautorale più alternativo".