
Pietro Del Negro, la figlia Claudia e il genero Marco Zanierato
Milano, 18 dicembre 2018 - «Ci sembra di essere schiacciati da un gigante. Davide contro Golia, che purtroppo stavolta si deve arrendere». Il Forno dei Navigli dell’Alzaia Naviglio Pavese 2, a pochi passi dalla Darsena, dovrà chiudere i battenti. Il titolare Pietro del Negro, 67 anni, che porta avanti l’attività insieme alla figlia Claudia, al genero Marco e a un pasticcere, ha ricevuto l’ultimatum ieri mattina dopo essere stato graziato dallo sfratto esecutivo: i locali dovranno essere sgomberati entro il 17 gennaio.
«Con noi se ne andrà una panetteria che per decenni ha servito la zona, una delle poche botteghe rimaste tra i locali della movida, aperta tutti i giorni dalle 7 del mattino alle 2 di notte. Abbiamo dato l’anima per questo posto», dice il signor Del Negro, «con le mani in pasta - sottolinea - da quando avevo 13 anni. Ho iniziato come garzone, poi ho aperto diverse attività, da via Palmanova a Quarto Oggiaro a Porta Romana, per approdare 28 anni fa tra queste quattro mura che già da almeno mezzo secolo ospitavano un forno».
Il futuro di questi spazi è sconosciuto. Del Negro si strofina i polpastrelli: «Soldi. Questo è un posto appetibile, noi non possiamo competere...». Il motivo per cui dovrà andar via è legato al mancato rinnovo del contratto di locazione, «scaduto un anno fa. Ho parlato con la proprietà, la famiglia Ambrosoli, e in particolare con Giulia, sorella di Giorgio (assassinato 40 anni fa, ndr), con la quale ho sempre avuto un ottimo rapporto. Ho accettato un adeguamento del canone, sarei arrivato a pagare quasi il doppio, da 40mila a 73mila annui. Ma l’accordo non è mai stato formalizzato e il contratto non è stato rinnovato».
Il Tribunale ha sancito la legittimità dello sfratto ed è stato concesso più tempo a ogni visita dell’ufficiale giudiziario. Ieri c’è stata l’ultima. «Chiuderemo entro il 17 gennaio, non possiamo fare altrimenti», conclude Del Negro, che si commuove anche pensando a sua moglie Isabella, scomparsa ad agosto del 2017: «Era l’anima di questa attività». Anche per lei, la famiglia ha cercato di lottare per evitare lo sfratto. «Un dispiacere immenso, ci sembra che il mondo vada al contrario», ripetono sconsolati la figlia Claudia e il genero Marco. «Non sappiamo se ci trasferiremo da un’altra parte, siamo troppo provati per dirlo adesso». Intanto il quartiere si stringe attorno alla famiglia: sono state raccolte 850 firme per invogliare la proprietà a ripensarci e ora il “Comitato Navigli” punta il dito contro le istituzioni: «Al di là degli attestati consegnati alle ‘Botteghe storiche’, che spesso sono costrette ad abbassare le saracinesche per cedere il passo a chi può permettersi affitti inimmaginabili, quali sono i sostegni?». Il signor Del Negro però continua a sfornare, «sta per arrivare Natale e i nostri panettoni vanno a ruba. Farò il mio lavoro fino all’ultimo giorno. Anche l’ultimo panettone sarà buonissimo».