"Fondi per i paraplegici nel nome del grande Clay"

Dalla nascita del club, nel ’94, l’associazione ha raccolto oltre un milione di euro

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di Alessandra Zanardi

"Io e Clay. In nome della nostra amicizia, si raccolgono fondi a favore dei paraplegici". Giacomo Tansini, 67 anni, paullese, è fondatore e presidente onorario del club "Clay Regazzoni. Aiutiamo la paraplegia", un’associazione di appassionati di motori che – in memoria dell’omonimo pilota e campione di Formula Uno scomparso nel 2006, che perse l’uso delle gambe in un incidente di gara nel 1980 –, organizza periodici eventi a sostegno della ricerca scientifica e delle persone costrette su una sedia a rotelle.

Il sodalizio è nato nel 1994 e in quasi trent’anni di attività ha devoluto in beneficenza, nel complesso, un milione di euro. Fondi che sono stati suddivisi tra l’unità spinale di Niguarda, l’ospedale riabilitativo di Montecatone e l’associazione per i disabili bergamaschi di Curno. Della somma raccolta nel 2022, 50mila euro, beneficerà questa volta anche l’istituto francese "Du cerveau" presieduto da Gérard Saillant.

L’occasione per elargire le somme è stata la tradizionale cena novembrina "Gran Premio della solidarietà", in programma nel fine settimana al ristorante Bocchi di Comazzo. Presenti i familiari di Regazzoni – la moglie Maria Pia coi figli Gian Maria e Alessia, che da sempre seguono e sostengono l’attività dell’associazione –, oltre a due personaggi della Formula 1, i piloti Bruno Giacomelli e Alex Caffi, ospiti speciali della serata, premiati dagli organizzatori col casco d’oro in memoria di Regazzoni.

"Ho incontrato Clay per la prima volta nel 1970, a Monza. Ero un ragazzino appassionato di motori che, come tanti, scavalcava la recinzione dell’autodromo per andare a vedere le corse. Lui quella volta vinse il Gran Premio, con la Ferrari – racconta Tansini –. Dopo la gara riuscii ad avvicinarlo e a farmi autografare un cappellino". "Successivamente sono stato parecchie volte anche a Maranello, ero diventato amico di alcuni meccanici. E frequentavo il Ferrari club, col quale si raccoglievano fondi per la distrofia muscolare – prosegue –. Le occasioni per incontrare Regazzoni non mancavano, ma solo nel 1982 ho iniziato a dargli del ‘tu’. E nel 1993 l’ho convinto a fondare insieme a me il club, che è nato ufficialmente l’anno dopo".

Da allora l’attività dell’associazione non si è mai fermata, nemmeno dopo la morte del campione e nonostante qualche momento di difficoltà, ad esempio durante la pandemia da Covid. "In questi anni abbiamo fatto tanto, il milione di euro è di certo un traguardo importante – commenta il presidente onorario –. L’obiettivo è contribuire alla ricerca scientifica per cercare anche di migliorare la qualità di vita dei paraplegici. Un doveroso grazie a tutti i nostri sostenitori e alla famiglia Regazzoni, che non ha mai fatto venire meno il proprio supporto".

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