FRANCESCO FELICE
Cronaca

Fondazione Prada né restauro né nuova opera

Francesco Felice

Buonfantino*

Ciò che salta subito all’occhio, in questo viaggio nel mondo dell’architettura lombarda, è che Milano è l’unica città in Italia in cui il rapporto tra nuove costruzioni e riuso è pressoché paritario, se non addirittura sbilanciato sul primo. Nel resto della penisola, invece, prevale la prassi del restauro dei manufatti esistenti: nulla di nuovo viene prodotto, poco si inventa. L’approccio è corretto, perché in Italia il patrimonio architettonico che abbiamo ereditato dal passato è di immenso valore e va senz’alto tutelato. Ma se alla nostra generazione viene impedito, tranne che a Milano, di rappresentare il tempo che viviamo nulla di quest’ultimo potrà essere trasmesso alle future generazioni. In Lombardia, tra l’altro, lo stesso “restauro” non è quasi mai passiva “riproduzione” o “restauro conservativo”, spesso diviene riforma, riconversione, rivisitazione. È il caso dell’Urban Cube che abbiamo visto la scorsa settimana, è il caso della Fondazione Prada che nasce sulle ceneri di una distilleria. “Non è un’opera di conservazione né l’ideazione di una nuova architettura - spiega l’architetto Rem Koolhas, studio di architettura olandese OMA - Queste due dimensioni coesistono, pur rimanendo distinte e si confrontano in un processo di continua interazione, quasi fossero frammenti destinati a non formare mai un’immagine unica e definita, in cui un elemento prevale sugli altri”. A magazzini, silos di fermentazione e laboratori dell’ex distelleria si sono aggiunte tre nuove strutture: la Torre, il Podium e il Cinema, per un totale di 19mila mq di superficie in cui il visitatore assorbe e si perde nelle più ampie forme della cultura dall’arte al cinema, dalla danza alla fotografia ecc. La torre, in particolare, con la sua “veste” d’oro 24 carati non è passata inosservata, ma l’architettura è così: provocazione e coraggio. Come dovrebbe essere anche un corretto “restauro critico”.

*Gnosis Progetti