Flash mob a Milano per Bruna. La vigilessa-attivista le chiede scusa per le manganellate

Elena Mantovani, portavoce della famiglie Arcobaleno al microfono davanti al sit-in: "Gli agenti di polizia locale non sono tutti uguali, mi vergogno per quello che è successo"

Un momento della manifestazione di solidarietà

Un momento della manifestazione di solidarietà

Milano – Un flash mob di un centinaio di persone che ieri, in piazza San Carlo, hanno manifestato solidarietà a Bruna, la transgender che lo scorso mercoledi è stata manganellata dagli agenti di polizia locale chiamati dai residenti di via Giacosa dopo che la trans era andata in escandescenza a poca distanza dalla scuola del Trotter. I Sentinelli hanno chiesta giustizia ricordando come i transgender siano i più esposti alle violenze di genere. "È successo un episodio molto grave, una violenza inaccettabile - ha detto Giglielmo Giannotta, presidente di Acet, l’associazione per la cultura e l’etica transgender, - e quello che è accaduto a Bruna può succedere a tutti. In questi giorni ci siamo sentiti soli. Bruna è fragile ed è una persona tossicodipendente, senza un tetto e questa sua situazione è la conseguenza della realtà precaria in cui vive. Bruna in questo momento rappresenta tutte le minoranze umane possibili. Questo episodio non deve essere messo sotto il tappeto".

E ancora: "Chiediamo un tavolo permanente sul tema transgender oggi che la nostra comunità è sotto il mirino del Governo attuale. Chiediamo a Sala il motivo per cui la mozione presentata riguardante il registro di genere non sia stata messa a terra. In una società civile una donna non deve essere presa a manganellate. E la risposta non può essere “dispiace, verificheremo. Non dovete verificare dovete agire“". Al sit-in era presente anche l’associazione Famiglie Arcobaleno. "Quando i miei figli erano piccoli - ha detto Elena Mantovani - dicevo loro di rivolgersi a chi indossava l’uniforme nel caso si trovassero in difficoltà. Non so se lo farei ancora". "Oltre ad essere attivista - ha spiegato - sono agente di polizia locale".

"Vorrei poter dire che non siamo così e che la maggior parte di noi incarna il nostro motto: ‘Nobis urbe commendant’, a noi è affidata la città. Vorrei poter dire che tutti gli agenti conoscono bene il significato di questa frase, ma sono ferita, addolorata e estremamente arrabbiata: voglio chiedere scusa a Bruna e a tutta la mia comunità". Un applauso commosso ha accolto la testimonianza della donna. A chiusura del sit-in, la piazza si è unita in un flash mob: si è seduta a terra con le braccia levate al cielo al grido di "Basta abusi" ripetuto tre volte. Tra i cartelli con la scritta “Trans lives matter“ e “Tocchi una di noi tocchi tutte noi“, era presente anche Monica Romano, consigliera del Comune e attivista dell’Acet. È la terza manifestazione in due giorni a sostegno di Bruna, subito dopo l’accaduto era stata l’associazione "Non una di meno".

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