GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Perché il centrodestra litiga sulla presidenza della Fondazione Fiera: manovre dopo il caso Pazzali

Bilancio chiuso ma il numero uno non molla. Ignazio La Russa convoca i suoi. Il governatore rassicura. Martedì rischio bagarre in Consiglio sulla mozione del Partito democratico

Enrico Pazzali, presidente (in scadenza e indagato) di Fondazione Fiera Milano

Enrico Pazzali, presidente (in scadenza e indagato) di Fondazione Fiera Milano

MILANO – Le note diramate da Sandro Sisler e Marco Alparone lunedì sera, intorno alle 20, potrebbero rappresentare un segnale di tregua. Potrebbero suggellare la rinuncia di Fratelli d’Italia a trasformare la seduta odierna del Consiglio regionale in una cassa di risonanza del malcontento che da tempo alberga nei vertici del partito nei confronti della gestione del caso Fondazione Fiera da parte del governatore leghista Attilio Fontana, reo di non aver mai chiesto a Enrico Pazzali di dimettersi dalla presidenza della medesima Fondazione sebbene sia indagato dalla procura di Milano per presunti dossieraggi illeciti condotti attraverso la società Equalize. Potrebbe. Il condizionale è d’obbligo.

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“Concordo col presidente Fontana quando afferma che da oggi (ieri per chi legge ndr) inizia una nuova fase – ha dichiarato Sisler –. Condivido pienamente anche la necessità di procedere, in tempi brevissimi, alla nomina del nuovo presidente – insiste il vicepresidente meloniano della Commissione Giustizia del Senato –. In tutte le precedenti occasioni i presidenti sono stati nominati a pochissima distanza dall’approvazione del Bilancio e sempre a luglio, addirittura in un caso a giugno, trattandosi di una rielezione. In una circostanza come quella attuale i tempi non possono essere più lunghi, ma semmai più brevi”. “Apprezzo quanto comunicato dal presidente Fontana – fa sapere un altro meloniano, quell’Alparone che di Fontana è il vice in Giunta regionale –. Auspico che ciò possa avvenire entro il mese di luglio. Per dare seguito alla necessità di avviare un nuovo corso, correttamente richiamata dal presidente, serve ora rapidità e concretezza”.

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Poche ore prima era stato proprio Fontana a dichiarare per la prima volta la volontà di sostituire Pazzali non appena lo consentano le procedure e le tempistiche delle nomine nella Fondazione: “Ora inizia una nuova fase, con l’avvio, il più rapido possibile, delle procedure necessarie a rinnovare la governance della Fondazione”. Queste le parole con le quali il governatore ha chiuso il suo comunicato relativo all’approvazione del Bilancio della Fondazione, avvenuta lunedì. Parole in parte spontanee e in parte caldamente sollecitate da Fratelli d’Italia, primo partito della sua maggioranza, e in particolare da Ignazio e Romano La Russa, presidente del Senato il primo, assessore e capodelegazione di FdI nell’esecutivo lombardo il secondo.

Sì, ai La Russa non è andato giù che l’approvazione del Bilancio dell’ente di largo Domodossola non sia stata accompagnata e seguita dalle dimissioni di Pazzali. Da qui i due summit tenutisi ieri al Pirellone sul caso Fondazione Fiera, il rischio, non ancora del tutto da escludere, che oggi in Consiglio regionale scoppi la bagarre, le parole, già menzionate, con le quali Fontana ha voluto andare incontro a FdI e, infine, le repliche di Sisler e Alparone, dal tenore ibrido, a metà tra il conciliante e il monito.

Intorno alle 13 Ignazio La Russa, già al Pirellone per alcuni appuntamenti istituzionali, insieme alla ministra Daniela Santanché e all’eurodeputato Mario Mantovani, ha convocato e riunito i consiglieri di FdI per indicare loro la linea sul caso Pazzali: il governatore Fontana prenda pubblicamente posizione in favore di una rapida sostituzione di Pazzali alla presidenza della Fondazione, altrimenti i consiglieri meloniani saranno autorizzati a uscire dall’Aula del Consiglio nel momento in cui si voterà la mozione con la quale il Pd chiede le dimissioni di Pazzali. Un’uscita tattica, mirata a facilitare l’approvazione della mozione.

Da qui il secondo summit di lunedì: Romano La Russa e Christian Garavaglia, capogruppo di FdI, hanno incontrato Fontana proprio per metterlo al corrente di quanto deciso poco prima durante la riunione interna di FdI. Anche da qui, allora, le righe con le quale il governatore leghista ha deciso di chiudere il suo comunicato. Tutto risolto? Così parrebbe. Per il dopo Pazzali i nomi graditi a FdI sono quelli di Giovanni Bozzetti, Maurizio Dallocchio e Ferruccio Resta. Ma nel partito c’è un tema aperto. Garavaglia (mantovaniano) potrebbe essere affiancato da due vice: Matteo Forte, ciellino apprezzato da Ignazio La Russa, e Michele Schiavi, classe 1999, vicino all’eurodeputato Carlo Fidanza. Motivo dell’affiancamento? La linea di Garavaglia in Aula è considerata troppo morbida.